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3 Mag 2011
Storia sulla bellezza: quante cose ci stiamo perdendo?
Un violinista nella metropolitana. Una storia vera.
Un uomo si mise a sedere in una stazione della metro a Washington DC ed
iniziò a suonare il violino; era un freddo mattino di gennaio. Suonò sei
pezzi di Bach per circa 45 minuti. Durante questo tempo, poiché era l'ora di
punta, era stato calcolato che migliaia di persone sarebbero passate per la
stazione, molte delle quali sulla strada per andare al lavoro. Passarono 3
minuti ed un uomo di mezza età notò che c'era un musicista che suonava.
Rallentò il passo e si fermò per alcuni secondi e poi si affrettò per non
essere in ritardo sulla tabella di marcia. Alcuni minuti dopo, il violinista
ricevette il primo dollaro di mancia: una donna tirò il denaro nella
cassettina e senza neanche fermarsi continuò a camminare. Pochi minuti dopo,
qualcuno si appoggiò al muro per ascoltarlo, ma l'uomo guardò l'orologio e
ricominciò a camminare. Quello che prestò maggior attenzione fu un bambino
di 3 anni. Sua madre lo tirava, ma il ragazzino si fermò a guardare il
violinista. Finalmente la madre lo tirò con decisione ed il bambino continuò
a camminare girando la testa tutto il tempo. Questo comportamento fu
ripetuto da diversi altri bambini. Tutti i genitori, senza eccezione, li
forzarono a muoversi. Nei 45 minuti in cui il musicista suonò, solo 6
persone si fermarono e rimasero un momento. Circa 20 gli diedero dei soldi,
ma continuarono a camminare normalmente. Raccolse 32 dollari. Quando finì di
suonare e tornò il silenzio, nessuno se ne accorse. Nessuno applaudì, ne' ci
fu alcun riconoscimento. Nessuno lo sapeva ma il violinista era Joshua Bell,
uno dei più grandi musicisti al mondo.... Suonò uno dei pezzi più complessi mai
scritti, con un violino del valore di 3,5 milioni di dollari. Due giorni
prima che suonasse nella metro, Joshua Bell fece il tutto esaurito al teatro
di Boston e i posti costavano una media di 100 dollari. Questa è una storia
vera. L'esecuzione di Joshua Bell in incognito nella stazione della metro fu
organizzata dal quotidiano Washington Post come parte di un esperimento
sociale sulla percezione, il gusto e le priorità delle persone. La domanda
era: "In un ambiente comune ad un'ora inappropriata: percepiamo la bellezza?
Ci fermiamo ad apprezzarla? Riconosciamo il talento in un contesto
inaspettato?". Ecco una domanda su cui riflettere: "Se non abbiamo un
momento per fermarci ed ascoltare uno dei migliori musicisti al mondo
suonare la miglior musica mai scritta, quante altre cose ci stiamo
perdendo?"

 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  09:32 | aggiungi commento | commenti presenti [1]



29 Apr 2011
Charlie Chaplin (da leggere!)
Ho perdonato errori quasi imperdonabili, ho provato a sostituire persone insostituibili e dimenticato persone indimenticabili. Ho agito per impulso, sono stato deluso dalle persone che non pensavo lo potessero fare, ma anch'io ho deluso. Ho tenuto qualcuno tra le mie braccia per proteggerlo; mi sono fatto amici per l'eternità. Ho riso quando non era necessario, ho amato e sono stato riamato, ma sono stato anche respinto. Sono stato amato e non ho saputo ricambiare. Ho gridato e saltato per tante gioie, tante. Ho vissuto d'amore e fatto promesse di eternità, ma mi sono bruciato il cuore tante volte! Ho pianto ascoltando la musica o guardando le foto. Ho telefonato solo per ascoltare una voce. Io sono di nuovo innamorato di un sorriso. Ho di nuovo creduto di morire di nostalgia e… ho avuto paura di perdere qualcuno molto speciale (che ho finito per perdere)… ma sono sopravvissuto! E vivo ancora! E la vita, non mi stanca… E anche tu non dovrai stancartene. Vivi! È veramente buono battersi con persuasione, abbracciare la vita e vivere con passione, perdere con classe e vincere osando, perchè il mondo appartiene a chi osa! La Vita è troppo bella per essere insignificante!
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  16:46 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



12 Apr 2011
Intervista su Il Piccolo di Trieste
«Il sorriso porta ai grandi affari»

«Sorridere? Una metafora delle buone relazioni». Claudio Maffei parlerà proprio di "Strategia del sorriso" oggi a Trieste, dalle 17.30, al Savoia Excelsior Palace. Un appuntamento organizzato dalla sezione informatica e reti di Confindustria Trieste, occasione per presentare l'ultima pubblicazione del noto esperto di relazioni interpersonali: «Stai come vuoi. Manuale di equilibrio emotivo». Maffei, nato a Milano nel 1952, già presidente della Ferpi (Federazione relazioni pubbliche italiana) e dell'Ici (Interassociazione della comunicazione d'impresa) e membro del consiglio europeo della Cerp (Confédération des rélations publiques), svolge un'intensa attività di docenza in aziende ed enti pubblici sulle competenze di comunicazione: parlare e scrivere con efficacia, motivazione e cambiamento. Ed è coach e trainer di politici, manager pubblici e privati ai massimi livelli.
Maffei, la strategia del sorriso. Sorridere per riuscire a fare o ottenere che cosa?
I cinesi, oggi tanto di moda, hanno un antico proverbio: «Se non sai sorridere, non aprire un negozio». In questo caso, la strategia del sorriso, è una metafora delle buone relazioni.
Si può imparare a sorridere? E in che modo?
Riprendo il concetto di relazioni. Il principio fondamentale è che i nostri problemi interpersonali nascono da conflitti interiori. Quindi, se una persona non è in pace con se stessa, non avrà buone relazioni, non sarà felice e, soprattutto, non farà grandi affari.
Come si migliorano i rapporti interpersonali in azienda?
Dirlo in due parole è abbastanza limitante, sono oltre 30 anni che faccio corsi per insegnare alle persone a rapportarsi con gli altri. In grande sintesi direi ci sono coloro per cui tutto è un problema e coloro che sembrano orientati alla soluzione, al rapporto interpersonale, al sorriso. Ma tutto ciò non è nel dna, è frutto di duro lavoro.
Si può puntare al successo senza stress?
Capiamoci sulla parola successo. Successo è il participio passato del verbo succedere: le persone di successo sono dunque quelle che hanno fatto accadere qualcosa, non sono quelle che vanno in televisione né quelle che accumulano miliardi con la finanza. Normalmente, le persone di successo sono felici e mai stressate.
«Stai come vuoi», che significa?
Sul retro di copertina è stampata una frase: Il manuale di istruzioni che avrebbero dovuto consegnarti il giorno della tua nascita. Credo che questa sia la miglior sintesi. Passiamo più tempo a leggere libretti di istruzioni del forno a microonde o del nuovo cellulare che a capire come siamo fatti e come possiamo stare meglio con gli altri.
Nel suo libro parla di emozioni. Come governarle e renderle «utili» nel mondo del lavoro?
Di solito la gente pensa che il mondo del lavoro sia il mondo della razionalità. Pura follia. Oltre il 90% delle scelte di una persona parte dall'emisfero destro del cervello, cioè l'emisfero emotivo. I grandi leader sanno dosare sapientemente creatività e razionalità e sanno motivare gli uomini cambiando loro la "mappa" del mondo.
Marco Ballico

 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  13:00 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



4 Apr 2011
Il bisogno di cui non abbiamo bisogno
Mi sono imbattuto qualche giorno fa nella voce di Fiorello, che per Sky magnificava i canali 3D e il fatto che entro l’anno ci saranno non ricordo più quanti nuovi canali in 3D. (Chissà perché il marketing deve sempre usare la parola “nuovo”, nel comunicare l’offerta. Ciò che solo ieri era il massimo oggi è totalmente out.)

Allora mi è venuta in mente mia figlia che vorrebbe che io comprassi uno smartphone “o almeno un telefono col touchscreen”. Ma io sto benissimo col mio telefono da 49 euro, non ho bisogno di più. (Anzi, mi spiace tantissimo che il telefono precedente, dopo otto anni di onorato servizio, sia stato giocoforza messo fuori uso dal tempo che passa.)

Non ho bisogno di un telefono nuovo. Non ho bisogno di un’auto nuova. Non ho bisogno di un televisore 3D. Non voglio lavorare di più per avere il denaro necessario per comprare degli oggetti di cui non ho bisogno. Signori del marketing: domando la vostra comprensione, ho altre priorità.

Mi pare di essere come quell’”ectoplasma d’uno scampato” di montaliana memoria; con la differenza (non da poco) che mi sento felice. (Anche senza smartphone.)

Adoro il marketing, ma non piace quella parte di marketing che vuole farmi possedere oggetti di cui non ho alcun bisogno.

Si tratta di decidere dove vogliamo dirigere le nostre vite. Per dirla con Paolo Inghilleri (La “buona vita”. Per l’uso creativo degli oggetti nella società dell’abbondanza), si tratta di andare verso il materialismo dotato di senso, o materialismo strumentale (ovvero adoperare gli oggetti come strumenti per la nostra felicità), e di allontanarsi dal materialismo terminale (che si ha quando gli oggetti esauriscono la loro funzione in termini di puro possesso):

Il materialismo terminale è connesso a una modalità di consumo degli oggetti basata unicamente sulla necessità di possedere un numero sempre maggiore di cose, di avere, e quindi di controllare, simboli di status e, in ultima istanza, di consumare più energia ambientale, fisica ma anche psicologica.
Nel caso del materialismo terminale, ad esempio, compriamo abiti, oggetti di arredamento, elettrodomestici, telefonini, automobili, non in base a reali necessità o a un effettivo piacere nel loro uso, ma unicamente per il fine ultimo di comperare, possedere e mostrare agli altri questo nostro possesso.

E – chiaramente – il materialismo terminale drena per forza molte tra le nostre energie, con ciò sottraendole di fatto ad altri ambiti significativi dell’esistenza come le relazioni personali, la solidarietà, l’arte, la natura e così via.

Io per me voglio significato e non cose. Signori del marketing, signor Fiorello, invoco di nuovo la vostra comprensione e mi tengo il mio televisore del 1998.

Gianni Davico http://giannidavico.it/brainfood/2011/04/04/il-bisogno-di-cui-non-abbiamo-bisogno/
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  13:00 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



28 Mar 2011
Milton e l'aquila
“Un soldato camminava nella città semidistrutta dai bombardamenti, ovunque macerie, distruzione, morte…

continuando a camminare attraversa i resti di quello che una volta, prima della guerra, prima della distruzione, prima della follia umana, era uno Zoo.

Un bellissimo giardino zoologico ricco di animali rari, esotici, stupendi.

Il soldato continua a camminare: recinti distrutti, gabbie in pezzi… gli animali sopravvissuti erano fuggiti, i meno fortunati giacevano esanimi in balia del tempo.

Ad un tratto il soldato si accorge di essere entrato in quella che era la riserva delle aquile: una grandissima voliera alta decine di metri… il soldato triste e confuso da tutta quella distruzione, si concede un momento per alzare lo sguardo verso la sommità della voliera: era aperta, la rete che la chiudeva era stata spazzata via.

Il soldato continua a guardare in alto, verso il cielo che si staglia sopra la grande voliera, non curante dei possibili nemici che si nascondono tra le macerie e con grande sorpresa scorge un’aquila. Una delle aquile della voliera era sopravvissuta e volteggiava, volteggiava proprio lungo il bordo interno della voliera, all’altezza dove una volta c’era la rete di copertura.

Ormai abituata a quell’altezza, la massima altezza che poteva raggiungere nella voliera, volteggiava ignara della possibilità di libertà che ora aveva… abituata a quell’altezza… abituata a quell’agire.”

“La mia Voce ti accompagnerà” Milton H. Erikson

Le nostre abitudini sono i nostri maggiori limiti. Impariamo a superarli, impariamo a guardare le possibilità che ogni giorno ci vengono date, impariamo a vedere le possibilità nascoste anche nei momenti più bui della nostra vita.


 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  12:14 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



19 Mar 2011
Auguri a tutti i papà del mondo!
Non dimenticare mai che l’amore che provo per te è come il vento: non potrai mai vederlo, ma potrai sempre sentirlo… Ovunque sarai.
Il segreto di un’esistenza felice e realizzata dipenda dalla direzione che si sceglie.
E la chiave, figlio mio, è imboccare la tua strada, nessun’altra, solo quella che ti detta direttamente il cuore.
Ascolta sempre la voce del cuore, Daniel: sarà lui a dirti chi sei.
La vita è breve… Perdona in fretta, bacia lentamente, ama davvero, ridi sempre di gusto… E non pentirti mai di qualsiasi cosa ti abbia fatto sorridere, oppure piangere.
Se cadi, rialzati, affronta le avversità e trova sempre il coraggio di proseguire. Fai della tua esistenza qualcosa di spettacolare.
La sola battaglia che non puoi vincere è quella che non vuoi combattere.
Se ti fidi dei tuoi istinti e accetti la vita così com’è, un giorno sarai in grado di trovare la pace non solo nei momenti più felici, ma anche nelle occasioni in cui il gioco si fa duro. Perché il segreto è semplice: è tutto nella nostra testa, la realtà è una condizione mentale, null’altro.
Abbandona il tuo guscio di certezze, esci dal coro: parti, va’ lontano. Abbatti tutte le pareti che hai innalzato intorno a te. Sii libero, lascia che il tuo spirito voli verso il tuo destino.
Posso confidarti un segreto? Non importa quanti anni vivrai, ma come li vivrai. Dai valore al tuo tempo. Se in futuro, per esempio, ti troverai a percorrere giorno dopo giorno il tragitto casa-ufficio al volante di un’auto, con gli occhi incollati sulla distesa d’asfalto di fronte a te, trova ogni tanto il coraggio di spezzare la routine e ritagliati un istante per goderti le piccole meraviglie della Natura: soffermati ad ammirare un tramonto, stupisciti davanti al volo di un colibrì…
Vivere in pace, figlio mio, è rispettare le opinioni altrui e dare molto, molto di più di quanto si prende.
Puoi sentirti vecchio pur essendo soltanto un ragazzino se non vivi un giorno per volta, se smetti di sognare, se vendi il tuo spirito in cambio del conforto della sicurezza.
Un’ultima cosa prima di concludere questa lettera: cerca sempre di scoprire il mondo con i tuoi occhi, e non attraverso quelli degli altri. Solo così potrai trovare la verità.
Le uniche cose che ti appartengono davvero sono i tuoi sogni e la libera volontà di vivere la vita nel modo in cui desideri farlo. Tutto il resto lo prendiamo soltanto in prestito.
Sergio Bambarén, da Lettera a mio figlio sulla felicità
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  09:23 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



12 Mar 2011
Quanto è bella e grandiosa la felicità
Crescendo impari che la felicità non e' quella delle grandi cose. Non e' quella che si insegue a vent'anni, quando, come gladiatori si combatte il mondo per uscirne vittoriosi.
La felicità non e' quella che affannosamente si insegue credendo che l'amore sia tutto o niente; non e' quella delle emozioni forti che fanno il "botto" e che esplodono fuori con tuoni spettacolari.
La felicità non e' quella di grattacieli da scalare, di sfide da vincere mettendosi continuamente alla prova.
Crescendo impari che la felicità e' fatta di cose piccole ma preziose.
E impari che il profumo del caffe' al mattino e' un piccolo rituale di felicità, che bastano le note di una canzone, le sensazioni di un libro dai colori che scaldano il cuore, che bastano gli aromi di una cucina, la poesia dei pittori della felicità, che basta il muso del tuo gatto o del tuo cane per sentire una felicità lieve. E impari che la felicità e' fatta di emozioni in punta di piedi, di piccole esplosioni che in sordina allargano il cuore, che le stelle ti possono commuovere e il sole far brillare gli occhi, e impari che un campo di girasoli sa illuminarti il volto, che il profumo della primavera ti sveglia dall'inverno, e che sederti a leggere all'ombra di un albero rilassa e libera i pensieri.
E impari che l'amore e' fatto di sensazioni delicate, di piccole scintille allo stomaco, di presenze vicine anche se lontane, e impari che il tempo si dilata e che quei 5 minuti sono preziosi e lunghi più di tante ore, e impari che basta chiudere gli occhi, accendere i sensi, sfornellare in cucina, leggere una poesia, scrivere su un libro o guardare una foto per annullare il tempo e le distanze ed essere con chi ami.
E impari che sentire una voce al telefono, ricevere un messaggio inaspettato, sono piccoli attimi felici.
E impari ad avere, nel cassetto e nel cuore, sogni piccoli ma preziosi.
E impari che tenere in braccio un bimbo e' una deliziosa felicità.
E impari che i regali più grandi sono quelli che parlano delle persone che ami.
E impari che c'e' felicità anche in quella urgenza di scrivere su un foglio i tuoi pensieri, che c'e' qualcosa di amaramente felice anche nella malinconia.
E impari che nonostante le tue difese, nonostante il tuo volere o il tuo destino, in ogni gabbiano che vola c'e' nel cuore un piccolo-grande Jonathan Livingston.
E impari quanto sia bella e grandiosa la semplicità.
Fabio Volo
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  15:29 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



3 Mar 2011
Non è nostalgia ma consapevolezza dei cambiamenti!
- Noi, che le nostre mamme mica ci hanno visti con l'ecografia.
- Noi, che a scuola ci andavamo da soli e da soli tornavamo.
- Noi, che la scuola durava fino alla mezza e poi andavamo a casa per il
pranzo con tutta la famiglia (si, anche con papà).
- Noi, che eravamo tutti buoni compagni di classe, ma se c'era
qualche bullo, ci pensava il maestro a sistemarlo sul serio.
- Noi, che se a scuola la maestra ti dava un ceffone, mamma a
casa te ne dava 2.
- Noi, che se a scuola la maestra ti metteva una nota sul
diario, a casa erano guai.
- Noi, che quando a scuola c'era l'ora di ginnastica partivamo
da casa in tuta, tutti felici.
- Noi, che la gita annuale era un evento speciale e nelle foto
eravamo sempre sorridenti.
- Noi, che le ricerche le facevamo in biblioteca, mica su
internet.
- Noi, che la vita di quartiere era piacevole e serena.
- Noi, che andare al mare nei sedili posteriori della 850 di
papà o nella 1100 di nonno era una passeggiata speciale e serbiamo ancora il
ricordo di un bagno "pulito" a Rimini o a Fregene.
- Noi, che alla Domenica andavamo sempre al ristorante, perché
ogni papà poteva permetterselo.
- Noi che alla Domenica c'erano sempre le paste.
- Noi, che facevamo 4 mesi di vacanza al mare, da Giugno a
Settembre.
- Noi, che non avevamo videogiochi, né registratori, né
computer. Ma avevamo tanti amici .
- Noi, che per cambiare canale alla TV dovevamo alzarci e i
canali erano solo 2.
- Noi, che andavamo a letto dopo Carosello.
- Noi, che sapevamo che era pronta la cena perché c'era Happy
Days con Fonzie.
- Noi, che guardavamo allucinati il futuro con "Spazio 1999" .
- Noi, che se la notte ti svegliavi e accendevi la TV vedevi solo il
monoscopio Rai con le nuvole o le pecorelle di interruzione delle
trasmissioni.
- Noi, che ci sentivamo ricchi se avevamo 'Parco Della Vittoria
e Viale Dei Giardini'.
- Noi, che i pattini avevano 4 ruote e si allungavano quando il
piede cresceva.
- Noi, che chi lasciava la scia più lunga nella frenata con la
bici era il più fico e che se anche andavi in strada non era così pericoloso.
- Noi, che dopo la prima partita c'era la rivincita, e poi la bella, e poi
la bella della bella.
- Noi, che avevamo il 'nascondiglio segreto' con il 'passaggio
segreto'.
- Noi, che giocavamo a nomi-cose-animali-città.
- Noi, che ci divertivamo anche facendo Strega-comanda-colori.
- Noi, che ci mancavano sempre 4 figurine per finire l'album
Panini (celò,celò, celò, celò, celò, celò, mi manca!).
- Noi, che suonavamo al campanello per chiedere se c'era l'amico
in casa, ma che a quelli degli altri suonavamo e poi scappavamo.
- Noi, che compravamo dal fornaio pizza bianca e mortadella per
100 lire (=0,050!) e non andavamo dal dietologo per problemi di sovrappeso,
perché stavamo sempre in giro a giocare.
- Noi, che bevevamo acqua dal tubo del giardino, non da una
bottiglia in PET
- Noi, che un gelato costava 50 lire (= 0,025!).
- Noi, che le cassette se le mangiava il mangianastri, e ci
toccava riavvolgere il nastro con la Bic.
- Noi, che sentivamo la musica nei mangiadischi sui 45 giri
vinile (non nell'Ipod) e adesso se ne vedi uno in un negozio di modernariato
tuo figlio ti chiede cos'è.
- Noi, che al cinema usciva un cartone animato ogni 10 anni e
vedevi sempre gli stessi tre o quattro e solo di Disney.
- Noi, che non avevamo cellulari (c'erano le cabine SIP per
telefonare) e nessuno poteva rintracciarci, ma tanto eravamo sicuri anche ai
giardinetti.
- Noi, che giocavamo a pallone in mezzo alla strada con l'unico
obbligo di rientrare prima del tramonto.
- Noi, che trascorrevamo ore a costruirci carretti per
lanciarci poi senza freni, finendo inevitabilmente in fossi e cespugli.
- Noi, che ci sbucciavamo il ginocchio, ci mettevamo il mercuro
cromo, e più era rosso più eri fico.
- Noi, che giocavamo con sassi e legni, palline e carte.
- Noi, che le barzellette erano Pierino, il fantasma formaggino
o c'è un francese-un tedesco-un italiano.
- Noi, che c'era la Polaroid e aspettavi che si vedesse la foto.
- Noi, che la Barbie aveva le gambe rigide.
- Noi, che il 1° Novembre era 'Ognissanti', mica Halloween.
- Noi, che l'unica merendina era il Buondì Motta con i chicchi
di zucchero sopra la glassa.
- Noi, che il Raider faceva concorrenza al Mars.
- Noi, che a scuola le caramelle costavano 5 lire.
- Noi, che si suonava la pianola Bontempi.
- Noi, che la Ferrari era Lauda e Alboreto, la McLaren Prost ,
la Williams Mansell , la Lotus Senna e Piquet e la Benetton Nannini e la Tyrrel
a 6 ruote!
- Noi, che la penitenza era 'dire-fare-baciare-lettera-testamento'.
- Noi, che ci emozionavamo per un bacio su una guancia.
- Noi, che il Ciao e il Boxer si accendevano pedalando.
- Noi, che nei mercatini dell'antiquariato troviamo i
giocattoli di quando eravamo piccoli e diciamo "guarda! te lo ricordi?" e poi sentiamo
un nodo in gola.
- Noi, che siamo ancora qui e certe cose le abbiamo dimenticate
e sorridiamo quando ce le ricordiamo.
- Noi, che vivevamo negli anni di piombo, ed abbiamo visto le
lotte sociali e di classe.
- Noi, che votavamo per i partiti della 1° Repubblica: DC, PCI
PRI, PLI, PSI, PSDI , e non per 70 diversi gruppi dai nomi fantasiosi.
- Noi, che abbiamo trovato lavoro tutti e subito.

Noi, che siamo stati tutte queste cose e tanto altro ancora.

Questa è la nostra storia.


 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  10:06 | aggiungi commento | commenti presenti [1]



23 Feb 2011
Stai come vuoi a Roma
Stai come vuoi. Manuale di equilibrio emotivo.
Giovedì 24 febbraio 2011 – ore 19.30
Libreria Assaggi: Via degli etruschi, 4 - San Lorenzo - Roma

“La più grande scoperta della nostra generazione consiste nella facoltà che ha l’individuo di trasformare la propria vita cambiando i pensieri. Perché i nostri pensieri determinano il nostro destino”.
(William James, filosofo e psicologo statunitense, vissuto fra il 1842 e il 1910).

L’idea che sta alla base di questo libro è tutta nel suo titolo: “Stai come vuoi”.
Se provi soddisfazione per come ti stanno andando le cose, indipendentemente dal giudizio che gli altri possono esprimere, se ti senti quasi sempre in pace con te stesso, vuol dire che hai già trovato il tuo equilibrio e non hai bisogno d’altro.
Insomma, stai bene così come stai.

Quando invece questo equilibrio si rompe, avverti una sensazione di disagio o di inadeguatezza, non sai come affrontare le sfide che ti si presentano ogni giorno, ti senti vittima degli accadimenti.

Ogni capitolo ruota intorno a una parola chiave, che rappresenta una tappa all’interno di un percorso alla “ricerca dell’equilibrio perduto”. L’obiettivo è acquisire maggiore consapevolezza, per passare direttamente all’azione. Non c’è nulla di meglio che agire per avere successo ed essere finalmente in grado di gestire i propri stati d’animo.

Puoi stare come vuoi tu, piuttosto che come vogliono gli altri o come sembra ti sia imposto dalle tue vicende personali.

I temi che l’autore affronta hanno a che fare con la libertà. Siamo liberi, o crediamo di esserlo, ma spesso non ci rendiamo conto delle catene che noi stessi ci costruiamo quando non siamo in grado di controllare le nostre stesse emozioni.

Questo libro è un aiuto per imparare a decidere e a mettere in atto i comportamenti più adatti, in funzione degli eventi che li hanno determinati.

E’ una lettura consigliata a tutti quelli che intendono gestire meglio la relazione con se stessi e con gli altri. Con la sua semplicità e chiarezza questo è un libro che potrebbe diventare il miglior amico di ognuno di noi. E’ scritto infatti, con magistrale bravura, da un grande comunicatore, che utilizza le tecniche che descrive, per poter arrivare a tutti. L'autore non si mette in cattedra per insegnarci qualcosa, ma ci parla come un amico e ci dà dei consigli per capire appieno l'importanza e i significati dei piccoli gesti che possono realmente cambiarci la vita.


Claudio Maffei
Stai come vuoi. Manuale di equilibrio emotivo
Editore Falzea – pagine 207 – Euro 14.50
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  10:55 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



15 Feb 2011
Quattro accordi
Ieri mi sono ascoltato l’audio libro “The Four Agreements” di Don Miguel Ruiz. Conoscevo i principi di base e non so perché ho messo il cd nell’autoradio. Negli USA è un testo famoso che aiuta a ritrovare serenità ed amore nella propria vita.

Di fatto parla di quattro accordi o impegni che se presi e soprattutto rispettati portano a comportarsi in modo diverso. Sembrano facili ma di fatto è difficilissimo vivere nel rispetto di questi quattro accordi.

I Quattro Accordi sono:

1. Sii impeccabile con la tua Parola.

Parla con integrità. Di solo quello che vuoi dire. Evita di usare la parola per parlare contro gli altri o te stesso. Usa il potere delle tue parole solo per verità e amore.

2. Non prendere nulla Personalmente.

Nessuno fa nulla contro di te, tu non c’entri. Ciò che gli altri dicono e fanno è una proiezione della loro realtà, delle loro allucinazioni o il loro sogno. Quando sei immune dalle opinioni e dalle azioni degli altri, non sarai più vittima di emozioni inutili.

3. Evita di arrivare a giudizi affrettati o di dare per scontato le cose.

Trova il coraggio di porre domande e di esprimere ciò che vuoi veramente. Comunica con gli altri nel modo più chiaro possibile per evitare malintesi, pregiudizi, drammi inutili. Anche solo con questo accordo puoi trasformare completamente la tua vita.

4. Fai sempre del tuo meglio in qualsiasi situazione.

Il tuo meglio cambierà di volta in volta, ovviamente sarà diverso nei giorni in cui stai male dai giorni in cui ti senti in forma. Comunque vada in qualsiasi momento se dai tutto te stesso sarai sempre parte della soluzione ed eviterai di rimpiangere di aver perso la possibilità di essere utile.

Conosco molte persone che dopo aver letto il libro sono gasati e iniziano pensando di poter finalmente cambiare la loro vita.

Spesso sottovalutano la difficoltà di vivere ogni giorno e ogni momento nel rispetto dei quattro accordi.

L’autore sostiene che il problema nasce dagli “accordi” precedenti. Cioè i condizionamenti che abbiamo imparato nella nostra vita grazie ai premi e alle punizioni ricevuti dai nostri genitori, insegnanti, capi… Abbiamo imparato a vivere in funzione delle regole altrui e seguire le nostre diventa difficile.

Ecco la sfida, sospendere le abitudini condizionate dal tempo e dalle persone ai noi care per scegliere un nuovo modo di vivere. Significa pensare prima di parlare, oppure evitare di trarre conclusioni affrettate e automatiche. Significa fare tanta fatica e rischiare di essere delusi dagli altri.

È sicuramente più semplice prendersela personalmente, pensare che gli altri sono cattivi o ce l’hanno con te. Il giudizio è ovunque e prendere un impegno a seguire i quattro accordi non è una magia che risolve tutto immediatamente, anzi, è una sfida difficile che io perdo continuamente.

È difficile perché bisogna andare contro vecchie abitudini.

Dicevo che è una sfida che perdo continuamente ma in realtà non la perdo. Il solo impegnarsi a seguire questi quattro accordi (o intenzioni) porta a far risalire alla tua attenzione vecchi processi, magari non tuoi, che tolgono qualità alla tua vita.

La consapevolezza è il primo passo verso l’eccellenza, accorgerti che fai qualcosa che non va serve a far funzionare meglio le cose

Se vuoi liberarti devi conoscere quali sono le tue sbarre. Poi una volta distrutte puoi costruirne di nuove che a differenza delle precedenti sono tue. Per me essere libero significa avere la capacità di scegliere in cosa credere, chiudersi consapevolmente in quel carcere sapendo che hai le chiavi perché è la tua prigione.

Claudio Belotti http://claudiobelotti.wordpress.com/2011/02/
 
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