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31 Mag 2009
Il virus del "quant'altro" mantra di chi la sa lunga
Onorevoli, senatori, ministri e quant’altro…
E quant’altro è diventata, come i virus, una di quelle locuzioni invasive che una volta entrate nell’orecchio sono difficili da debellare. Tipo a livello di e nella misura in cui degli anni ruggenti, tanto per intenderci.
Non cercatelo sul Devoto-Oli. Mentre lo troverete registrato, sin dal ’94, sullo Zingarelli, dove però viene segnalato timidamente quasi come una rarità.
Invece mesi fa ha cominciato Michela Vittoria Brambilla, ha proseguito Ignazio La Russa e questo uso, che i linguisti chiamano “plastismo” (una forma che si presenta spontaneamente alla ribalta della lingua con un marchio di novità pur non essendolo), nei dibattiti e nei talk show fino a inondare la sponda politica opposta, Di Pietro compreso.
Con l’avverbio assolutamente (della cui invadenza tempo fa parlava Beppe Severgnini) si contende il top delle frequenze lessicali televisive degli ultimi mesi.
E un po’ in fondo si somigliano nell’esigenza totalizzante.
“ E quant’altro” pronunciato alla fine di un breve elenco ha una pretesa inclusiva, stringe e insieme apre all’infinito: sta per “eccetera”, “e via dicendo”.
Ma mentre l’ ”eccetera” sembra liquidare, il “quant’altro” finge di puntualizzare, lascia intendere di saperla lunga specie se pronunciato con cipiglio burocratico-notarile.
E infatti, a quanto pare, l’espressione si è diffusa, prima che in politica nel linguaggio dell’amministrazione pubblica et similia (statuti, moduli, regolamenti), accompagnata però da un participio passato: “quant’altro ritenuto fonte di prova”, “quant’altro ritenuto necessario”.
Nella formulazione ellittica (caduto cioè il participio passato) finisce per risultare sospesa e per potenziare così la sua intenzione allusiva.
Immaginate una specie di “e ho detto tutto”.
Vi ricordate Peppino quando, non sapendo che cosa dire, fingeva di sottintendere chissà che?
Che i politici si stiano “peppinizzando”?
Da Corsera, Paolo Di Stefano
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  11:32 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



20 Mag 2009
Tutti noi possiamo fare la differenza
Ad una cena di beneficenza per una scuola che cura bambini con problemi di
apprendimento, il padre di uno degli studenti fece un discorso che non
sarebbe mai più stato dimenticato da nessuno dei presenti. Dopo aver lodato
la scuola ed il suo eccellente staff, egli pose una domanda:
'Quando non viene raggiunta da interferenze esterne, la natura fa il
suo lavoro con perfezione. Purtroppo mio figlio Shay non può imparare
le cose nel modo in cui lo fanno gli altri bambini. Non può comprendere
profondamente le cose come gli altri. Dov'è il naturale ordine delle cose
quando si tratta di mio figlio?'

Il pubblico alla domanda si fece silenzioso.

Il padre continuò: 'Penso che quando viene al mondo un
bambino come Shay,
handicappato fisicamente e mentalmente, si presenta
la grande opportunità di
realizzare la natura umana e avviene nel modo in
cui le altre persone trattano quel bambino.'

A quel punto cominciò a narrare una storia:

Shay e suo padre passeggiavano nei pressi di un
parco dove Shay sapeva che c'erano bambini che giocavano a baseball.
Shay chiese: 'Pensi che quei ragazzi mi faranno giocare?'
Il padre di Shay sapeva che la maggior parte di loro non avrebbe voluto in
squadra un giocatore come Shay, ma sapeva anche che
se gli fosse stato permesso di giocare, questo avrebbe dato a suo figlio la
speranza di poter essere accettato dagli altri a discapito
del suo handicap, cosa di cui Shay aveva immensamente bisogno.

Il padre si Shay si avvicinò ad uno dei ragazzi sul campo e chiese (non
aspettandosi molto) se suo figlio potesse giocare.
Il ragazzo si guardò intorno in cerca di consenso e
disse: 'Stiamo perdendo di sei punti e il gioco è all'ottavo inning.
Penso che possa entrare nella squadra: lo faremo entrare nel nono'
Shay entrò nella panchina della squadra e con un sorriso enorme, si mise su
la maglia del team.
Il padre guardò la scena con le lacrime agli occhi e con un senso di calore
nel petto.
I ragazzi videro la gioia del padre all'idea che il figlio fosse accettato
dagli altri.
Alla fine dell'ottavo inning, la squadra di Shay prese alcuni punti ma era
sempre indietro di tre punti.
All'inizio del nono inning Shay indossò il guanto ed entrò in campo.
Anche se nessun tiro arrivò nella sua direzione, lui era
in estasi solo all'idea di giocare in un campo da
baseball e con un enorme sorriso che andava da orecchio ad orecchio
salutava suo padre sugli spalti.
Alla fine del nono inning la squadra di Shay segnò un nuovo punto: ora, con
due out e le basi cariche si poteva anche
pensare di vincere e Shay era incaricato di essere il
prossimo alla battuta.
A questo punto, avrebbero lasciato battere Shay
anche se significava perdere la partita?
Incredibilmente lo lasciarono battere.
Tutti sapevano che era una cosa impossibile per Shay che non
sapeva nemmeno tenere in mano la mazza, tantomeno colpire una palla.
In ogni caso, come Shay si mise alla battuta, il lanciatore, capendo che
la squadra stava rinunciando alla vittoria in cambio di quel magico
momento per Shay, si avvicinò di qualche passo e tirò la palla così
piano e mirando perché Shay potesse prenderla con la mazza.
Il primo tirò arrivò a destinazione e Shay dondolò goffamente mancando la
palla.
Di nuovo il tiratore si avvicinò di qualche passo per tirare dolcemente
la palla a Shay.
Come il tiro lo raggiunse Shay dondolò e questa volta colpì la palla che
ritornò lentamente verso il tiratore.
Ma il gioco non era ancora finito.
A quel punto il battitore andò a raccogliere la palla: avrebbe potuto darla
all' uomo in prima base e Shay sarebbe stato eliminato e la partita sarebbe finita.
Invece... Il tiratore lanciò la palla di molto oltre l'uomo in prima base
e in modo che nessun altro della squadra potesse raccoglierla.
Tutti dagli spalti e tutti i componenti delle due squadre incominciarono a
gridare: 'Shay corri in prima base! Corri in prima base!'
Mai Shay in tutta la sua vita aveva corso così lontano, ma lo fece e così
raggiunse la prima base.
Raggiunse la prima base con occhi spalancati dall'emozione.
A quel punto tutti urlarono:' Corri fino alla seconda base!'
Prendendo fiato Shay corse fino alla seconda trafelato.
Nel momento in cui Shay arrivò alla seconda base la squadra avversaria aveva
ormai recuperato la palla..
Il ragazzo più piccolo di età che aveva ripreso la palla sapeva di
poter vincere e diventare l'eroe della partita, avrebbe potuto tirare la
palla all'uomo in seconda base ma fece come il tiratore prima di lui, la
lanciò intenzionalmente molto oltre l'uomo in terza base e in modo che
nessun altro della squadra potesse raccoglierla.
Tutti urlavano: 'Bravo Shay, vai così! Ora corri!'
Shay raggiunse la terza base perché un ragazzo del team avversario lo
raggiunse e lo aiutò girandolo nella direzione giusta.
Nel momento in cui Shay raggiunse la terza base tutti urlavano di gioia.
A quel punto tutti gridarono:' Corri in prima, torna in base!!!!'
E così fece: da solo tornò in prima base, dove tutti lo sollevarono in aria
e ne fecero l'eroe della partita.
'Quel giorno' disse il padre piangendo 'i ragazzi di entrambe le squadre
hanno aiutato a portare in questo mondo un grande dono di vero
amore ed umanità'. Shay non è vissuto fino all'estate successiva.
E' morto l'inverno dopo ma non si è mai più
dimenticato di essere l'eroe della partita e di aver reso orgoglioso e
felice suo padre..
non dimenticò mai l'abbraccio di sua madre quando
tornato a casa le raccontò di aver giocato e vinto.
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  18:18 | aggiungi commento | commenti presenti [1]



12 Mag 2009
Motivazione
Siamo in Texas e la figlia di un noto magnate del petrolio, arrivata ai 30 anni senza fidanzati, chiede al padre di aiutarla a trovarne uno che abbia i requisiti necessari per sposarla.
Il padre, temendo che qualcuno possa approfittarne per fare un matrimonio di interesse, organizza una gara per gli spasimanti.
Riempie una piscina del suo ranch con due squali bianchi, dei piranhas nella stagione degli amori e un caimano affamato, e poi si rivolge ai ragazzi.
Ovviamente in una simile occasione si sono presentati in tanti, per lo più appartenenti a tre categorie: gli Innamorati, che amano la ragazza o ne sono affascinati a tal punto da affrontare una prova d’amore; i Profittatori, cioè quelli che vedono l’opportunità per sistemarsi per tutta la vita con un matrimonio milionario; e infine i Disperati, coloro che non hanno più nulla da perdere e provano un ultima chance per rimettere a posto la propria esistenza.
Alla vista della piscina che pullula di pesci assassini, qual è la prima categoria che abbandona la scena? Ovviamente i Profittatori, che a conti fatti pensano a ciò che possono perdere e a ciò che possono guadagnare e non avendo altre motivazioni si ritirano aspettando un’occasione più favorevole.
Restano dunque solo gli Innamorati e i Disperati…
Ma come distinguerli tra loro?
Il magnate prende il microfono per dare le istruzioni per la prova, e mentre sta per parlare, uno dei ragazzi si tuffa vestito nella piscina e in un batter d’occhio salta fuori dalla parte opposta, prendendo di sorpresa pesci, squali e caimano, e presentandosi asciutto per l’effetto centrifugo generato dalla velocità delle sue bracciate.
Davanti gli si parano il padre e la ragazza, e lui orgogliosamente dice :”Abbiamo trovato il mio futuro genero: intraprendente, forte, risoluto e senza dubbio molto motivato… a lui andranno la mano di mia figlia e un giorno il mio patrimonio”.
Il ragazzo lo interrompe con decisione:” Guardi, non mi interessa il patrimonio, grazie…” e il padre ancor più entusiasta:”Grandissimo esempio di etica e moralità, mi piace sempre di più questo ragazzo, ti vorrò con me anche nella gestione del mio business”.
Ma il ragazzo, ancora un po’ scosso, lo interrompe nuovamente: “Mi scusi, ma io non voglio neppure la mano di sua figlia”.
E qui cala un silenzio irreale e la faccia del magnate cambia di espressione:”Come, non vuoi la mano di mia figlia? Ma scusami, allora che cosa vuoi?”
Il ragazzo fa un sospiro, prende fiato e dice: “Io non voglio i suoi soldi, e neanche la mano di sua figlia…ma una cosa la voglio eccome: voglio solo sapere il nome di quel bastardo che mi ha spinto”.

Tratto da Bertolino/Varvelli.
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  12:49 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



5 Mag 2009
Articolo che gira in rete
Mamma, sono uscita con amici. Sono andata ad una festa e mi sono ricordata quello che mi avevi detto: di non bere alcolici. Mi hai chiesto di non bere visto che dovevo guidare, cosi ho bevuto una Sprite. Mi son sentita orgogliosa di me stessa, anche per aver ascoltato il modo in cui, dolcemente, mi hai suggerito di non bere se dovevo guidare, al contrario di quello che mi dicono alcuni amici. Ho fatto una scelta sana ed il tuo consiglio è stato giusto. Quando la festa e finita, la gente ha iniziato a guidare senza essere in condizioni di farlo. Io ho preso la mia macchina con la certezza che ero sobria. Non potevo immaginare, mamma, ciò che mi aspettava... Qualcosa di inaspettato! Ora sono qui sdraiata sull'asfalto e sento un poliziotto che dice: "Il ragazzo che ha provocato l'incidente era ubriaco". Mamma, la sua voce sembra così lontana... Il mio sangue è sparso dappertutto e sto cercando, con tutte le mie forze, di non piangere. Posso sentire i medici che dicono: "Questa ragazza non ce la farà". Sono certa che il ragazzo alla guida dell'altra macchina non se lo immaginava neanche, mentre andava a tutta velocità. Alla fine lui ha deciso di bere ed io adesso devo morire... Perchè le persone fanno tutto questo, mamma? Sapendo che distruggeranno delle vite? Il dolore è come se mi pugnalasse con un centinaio di coltelli contemporaneamente. Dì a mia sorella di non spaventarsi, mamma, di a papà di essere forte. Qualcuno doveva dire a quel ragazzo che non si deve bere e guidare... Forse, se i suoi glielo avessero detto, io adesso sarei viva... La mia respirazione si fa sempre piu debole e incomincio ad avere veramente paura... Questi sono i miei ultimi momenti, e mi sento così disperata... Mi piacerebbe poterti abbracciare mamma, mentre sono sdraiata, qui, morente. Mi piacerebbe dirti che ti voglio bene per questo... Ti voglio bene e.... addio. Queste parole sono state scritte da un giornalista che era presente all'incidente. La ragazza, mentre moriva, sussurrava queste parole ed il giornalista scriveva... scioccato. Questo giornalista ha iniziato una campagna contro la guida in stato di ebbrezza. Se questo messaggio è arrivato fino a te e lo cancelli... Potresti perdere l'opportunita, anche se non bevi, di far capire a molte persone che la tua stessa vita è in pericolo. Questo piccolo gesto può fare la differenza.
 
Generale
postato da  claudio maffei alle  14:27 | aggiungi commento | commenti presenti [1]



23 Apr 2009
Indro Montanelli. Fucecchio 22 aprile 1909
Nel centenario della nascita di uno dei più grandi giornalisti italiani (anche lui con i sui pregi e i suoi difetti), mi sembra giusto ricordare Indro Montanelli riportando parte di alcuni dei suoi articoli migliori.
Ricordo che Indro Montanelli è nato a Fucecchio (FI) il 22 aprile del 1909 ed è morto a Milano nel 2001

"Un’opposizione netta, dura, sia che vinca l’uno sia che vinca l’altro. Il difficile sarà distinguerci dall’altra opposizione. Se vince questa destra, noi certamente le faremo opposizione, cercando di distinguerci però da quella che faranno a sinistra. Se vince la sinistra, noi faremo opposizione ugualmente ferma, cercando di distinguerci da quello che faranno gli uomini della cosiddetta destra. Lì sarà la difficoltà, per noi” (Corriere della Sera, 21 marzo 1994).

E purtroppo agli italiani piacciono le cose facili e avere la vita facile, finché a lungo andare sopravvivere diventa molto difficile.

Invece due mesi e mezzo dopo la sua cacciata dal Giornale e poco prima della vittoria elettorale di Berlusconi scrisse: “L’impegno che prendiamo col lettore è il disimpegno da qualsiasi forza politica, anche se il 27 (marzo) dovremo optare per una di esse, e tutti ci chiedono per lettera, per telefono e per strada fino all’asfissia quale sarà".

Continua dicendo:

"E’ un discorso che cominceremo ad affrontare domani. Sarà una preferenza sotto condizione. Una recente esperienza, che non vogliamo ripetere, ci ha fatto toccare con mano l’incompatibilità del nostro modo di essere col modo di fare dei politici e del loro Palazzo, cui intendiamo restare del tutto estranei (chi scrive crede di averlo già dimostrato rifiutandosi di andare ad occuparvi una delle poltrone più comode). Nessuna pregiudiziale di simpatia o rancore riuscirà ad incrinare la nostra equidistanza dalle forze in campo e dai loro rappresentanti".

"Se, per esempio, il Cavaliere si schiererà sulle posizioni che molto tempo prima di essere sue sono state e rimangono le nostre, rinunziando a quegli atteggiamenti da Uomo della Provvidenza, noi gli daremo lealmente una mano. Ci siamo soltanto riservati di farlo da uomini e giornalisti liberi piuttosto che da impiegati e trombettieri del padrone. Chissà se il padrone comprenderà la differenza. Ma credo che il lettore lo apprezzerà” (Corriere della Sera, 22 marzo 1994).

Però gli Italiani si vogliono schierare, non amano pensare e l’Italia continua ad amare gli uomini potenti incapaci di pensare. Da noi “la politica è l’arte di evitare che la gente si interessi di ciò che la riguarda” (Paul Valéry). Che dire di più a proposito di Montanelli: “è difficile avere un buon carattere quando si ha carattere” (e questo è quello che lui diceva di se stesso). Chiudo poi con un suo pensiero molto rivelatore del carattere nazionale italiano: “La servitù in molti casi, non è una violenza dei padroni, ma una tentazione dei servi”.

"E l’indefinibile e indifendibile opinione pubblica italiana continua a considerare il servilismo, l’immobilismo e il lassismo simili alla buona educazione, come affermato da Leo Longanesi in Italia “non è la libertà che manca: mancano gli uomini liberi”".

Gli articoli sono stati tratti dal libro “La scomparsa dei fatti".
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  17:37 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



17 Apr 2009
Votare per l'Europa e sentirsi fessi
Forse rassegnato, certo allibito, vagamente nauseato. Fesso, no. Non voterò alle Europee il 7 giugno. Se le elezioni per il Parlamento nazionale sono state un'umiliazione — liste bloccate, nostro compito era ratificare le nomine dei partiti — quelle per l'Europarlamento s'annunciano come una provocazione.
Dico, avete visto chi vogliono candidare? Vecchi delusi, giovani amiche, soliti trombati, parenti invadenti, ex potenti indigenti, funzionari sconosciuti. I ristoranti di Strasburgo e Bruxelles li aspettano a braccia aperte: ammesso che ci vadano, una volta eletti. I siti lo scrivono, i giornali lo riportano, le radio ne accennano. Ma davanti ai fotogrammi dall'Abruzzo — diciamolo — chi ha voglia di discutere l'opportunità della candidatura Mastella?
Così Clemente sarà nelle liste Pdl, segno e simbolo del nuovo. E chi s'azzarda a dire che hanno voluto saldare il debito per aver silurato Prodi — tuona l'interessato — «è un farabutto!». Il partito, com'è noto, sarà guidato ovunque da Silvio Berlusconi — sebbene la carica di eurodeputato sia incompatibile con l'incarico di governo. Ma se qualcuno avesse il coraggio d'affermare che il partito non guarda avanti, ecco Barbara Matera, 28 anni, scelta personalmente dal leader (curriculum: finalista a Miss Italia, annunciatrice Rai, «letteronza» a Mai dire gol, «letterata » in Chiambretti c'è, inteprete di Carabinieri 7 e «pattinatrice vip» a Notti sul ghiaccio). A Strasburgo se la vedrà con la coetanea Elena Basescu, bella figliola del presidente della Romania, Traian Basescu. La ragazza ha competenze incerte, ma splendide foto. Memorabile quella sopra un cavallo deceduto o molto stanco
( http://www.claudiocaprara.it /post/2214328.html).
A sinistra Dario Franceschini tuona contro le scelte della maggioranza e assicura: «Noi manderemo a Strasburgo solo persone autorevoli che ci resteranno per tutto il mandato! ». Bene: allora non si capisce perché candidano Bassolino (sicuri sia autorevole?) e Cofferati (non voleva lasciare la politica per la famiglia?). E gli alleati? Si presenta Di Pietro (la carica di eurodeputato è incompatibile con quella di deputato nazionale) e si presenta Vendola (ma non è il governatore della Puglia?).
Diciamolo: in fondo la scelta di Berlusconi di candidarsi ovunque — pur sapendo che all'Europarlamento non metterà mai piede — è sfacciatamente sincera. Vuol dire: «Queste elezioni non contano un fico secco, sono soltanto un sondaggio ufficiale dell'elettorato. E poiché ai sondaggi tengo, voglio esserci». L'entusiasmo del 1979 — primo Parlamento europeo a elezione diretta — lascia il posto a questa commedia. Non in tutti i Paesi accade: pensate che qui e là, in campagna elettorale, parleranno di Unione Europea e poi eleggeranno gente che, a Strasburgo e Bruxelles, ci andrà. E noi? Non capisco perché dobbiamo prestarci a questo gioco. Anzi, lo capisco. Siamo la plebe democratica e fanno di noi ciò che vogliono. Vuoi vedere che un po' fessi siamo davvero?

Beppe Severgnini per Corriere della Sera
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  10:38 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



7 Apr 2009
Silenzio
Ieri avevo pronto un nuovo post per il nostro blog.
Poi…hanno cominciato ad arrivare notizie con tutti i mezzi.
Tv, radio, internet. Facebook sembrava impazzito.
Io questa volta scelgo il silenzio. E’ stato detto di tutto e di più.
Provo solo dolore per le vittime, gli sfollati e tutti coloro che sono stati colpiti negli affetti.
Provo anche un grande fastidio per il fatto che si stia già facendo polemica sui media.
Prima salviamo chi c'è da salvare, poi ragioniamo sui come e sui perchè....
Sembrerebbe così scontato......
A dopo Pasqua.
Claudio Maffei
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  15:14 | aggiungi commento | commenti presenti [1]



28 Mar 2009
Crisi e stile di vita: e se provassimo con la sobrietà?
Semplificando, ci sono due modi di reagire all’attuale crisi economica. Il primo insiste sulla necessità di rilanciare i consumi, sostenere la fiducia dei mercati e dei consumatori, iniettare nelle economie risorse straordinarie. Si ammette la necessità di qualche correttivo, si valuta l’opportunità di più stringenti «regole del gioco», ma né gli ingranaggi del «giocattolo», né lo spirito che anima i «giocatori» vengono messi in discussione. Questo approccio ha nel Prodotto interno lordo il suo totem: oggi un calo del Pil, anche minimo, è vissuto come un incubo; domani un suo incremento sarà il segnale che la tempesta è finita. Questa impostazione è prevalente in ambito politico, nei think tank dell’economia internazionale, persino in molte lotte sindacali.
La seconda modalità invita a riflettere anzitutto sul significato stesso del termine «crisi», che nella sua etimologia deriva dal greco krísis («scelta», da krínein, «distinguere», «scegliere») e che segnala - si legge nel dizionario - una «situazione di malessere o di disagio, determinata sul piano sociale dalla mancata corrispondenza tra valori e modi di vita». Da qui alcuni interrogativi di fondo sui limiti del modello economico costruito negli ultimi decenni e sul tipo di sviluppo che la società globalizzata deve perseguire. Sono interrogativi che riecheggiano da più parti: nel mondo dell’associazionismo e in quello della cooperazione internazionale, nella riflessione culturale sia di stampo laico che religioso.
Si diffondono in particolare gli inviti a (ri)scoprire la sobrietà: un valore, e prima ancora un’esperienza, straordinariamente profondi. Lungi dall’essere riducibile a un banale «spendere meno», l’autentica sobrietà sa farsi stile di vita, modalità di stare nel mondo capace di vedere la realtà nella sua interezza e complessità, con uno sguardo libero da attaccamenti che imprigionano. Sobrietà diventa allora sinonimo di uso non rapace delle risorse, nella consapevolezza che si esiste solo nella relazione con l’altro e che, nel mondo di oggi, le scelte di pochi hanno conseguenze su tutti (gli esseri umani) e su tutto (l’ambiente). Sobrietà come requisito essenziale di un’autentica corresponsabilità e solidarietà, antidoto a un individualismo suicida. Sobrietà, infine, come capacità di non essere spaventati dal futuro, come fondamento interiore di una vera speranza, ben diversa dalle effimere speranze che ci offrono i notiziari (il rimbalzo delle Borse, gli incentivi alla rottamazione…).
Se vissuta in questa prospettiva - per quanto sembri paradossale e pur senza sottovalutare le tante sofferenze connesse a un tempo difficile -, la crisi potrà forse rivelare un volto sorprendentemente benefico.
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  17:04 | aggiungi commento | commenti presenti [1]



17 Mar 2009
La mappa non è il territorio
Alfred Korzybski (Varsavia, 3 luglio 1879 – Lakeville (Connecticut), 1 marzo 1950) è stato un ingegnere, filosofo e matematico polacco.
Viene ricordato principalmente per aver sviluppato la teoria della semantica generale.
I principi base della semantica generale furono esposti nel libro Science and Sanity, pubblicato nel 1933. Nel 1938 fondò un istituto finalizzato allo sviluppo delle sue teorie, l'Institute of General Semantics, che diresse fino alla morte.
Semplificando, l'essenza del lavoro di Korzybski fu l'affermare che gli esseri umani sono limitati nelle loro conoscenze dalla struttura del loro sistema nervoso, e dalla struttura dei loro linguaggi. Gli esseri umani non possono sperimentare il mondo direttamente, ma solo attraverso le loro astrazioni (impressioni non verbali, che derivano dal sistema nervoso, e indicatori verbali derivati ed espressi dalla lingua).
Qualche volta le nostre percezioni e la nostra lingua ci allontanano dai fatti con i quali abbiamo a che fare; la nostra comprensione di ciò che sta accadendo perde aderenza strutturale con ciò che sta realmente accadendo. Korzybski sottolineò l'importanza dell'addestramento alla consapevolezza dell'astrazione, usando tecniche che aveva derivato dai suoi studi della matematica e delle scienze.
Korzybski si accorse che il nostro modello mentale difettoso poteva generare gravi disfunzioni comportamentali ed era fermamente convinto che il problema fosse racchiuso nella natura intrinseca del linguaggio.
Un giorno mentre teneva una lezione ad un gruppo di studenti, s’interruppe per prendere dalla sua borsa un pacchetto di biscotti avvolto in un foglio bianco. Borbottò che aveva solo bisogno di mandar giù qualcosa, e offri i biscotti agli studenti seduti nella prima fila. Alcuni ne accettarono uno. – Buoni questi biscotti, non vi pare? – disse Korzybski dopo averne preso un secondo. Gli studenti masticavano vigorosamente. Poi tolse il foglio bianco mostrando il pacchetto originale. Sul quale c’era l’immagine di una testa di cane e le parole “biscotti per cani”. Gli studenti videro il pacchetto e rimasero scioccati. Due di loro si precipitarono fuori dall’aula verso i bagni tenendo le mani davanti alla bocca. – Vedete signori e signore? – commento Korzybski – ho appena dimostrato che la gente non mangia solo il cibo, ma anche le parole, e che il sapore del primo è spesso influenzato dal sapore delle seconde -. La sua burla mirava ad illustrare come certe sofferenze umane vengano originate dalla confusione tra la rappresentazione linguistica della realtà e la realtà stessa.
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  10:58 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



12 Mar 2009
Ma che...bip...sappiamo veramente
Quattordici scienziati, ricercatori e filosofi tra i più innovativi e autorevoli al mondo indagano il mistero dell’Universo, fornendo risposte inusuali e a volte sconvolgenti a quesiti fondamentali quali: di che cos’è fatto un pensiero? Di che cos’è fatta la realtà? Cosa succede dopo la morte? Che ci faccio qui? Oggi scienza, filosofia e teologia propongono una interpretazione completamente nuova di ciò che siamo e della realtà in cui viviamo.
La materia non è statica ma è il pensiero che la influenza. Per il cervello non c’è differenza tra ciò che vede e ciò che immagina, e tutti noi vediamo solo ciò che crediamo possibile.
BLEEP in tutto il mondo ha avuto un successo unico e straordinario, è stato visto da decine di milioni, perché la trama della storia è coinvolgente e appassionante, ed è arricchita dagli interventi di personaggi come Joe Dispenza, Fred Alan Wolf, Ramtha e JZ Knight, Amit Goswami e Micheál Ledwith, che aprono le nostre menti a concetti finora impensabili e mai esposti prima con tanta chiarezza e efficacia visiva, grazie agli effetti speciali di professionisti tra i più abili e capaci.
Dopo aver visto BLEEP non potrete più andare ogni giorno allo stesso lavoro e sentirvi sempre allo stesso modo.

Centinaia di anni fa, la scienza e la religione si sono separate, diventando antagoniste nel grande gioco della spiegazione e della scoperta. Ma scienza e religione sono due facce della stessa medaglia. Entrambe aiutano a spiegare l’universo, il nostro posto nel grande disegno, e il significato della nostra vita.
Il film Ma che... Bip... Sappiamo Veramente!? con l’aiuto di oltre una dozzina di scienziati risponde a domande quali:
- Di che cos’è fatto un pensiero?
- Di che cos’è fatta la realtà?
- E soprattutto, come può un pensiero modificare la natura della realtà?
Uscito nella primavera del 2005 negli Stati Uniti, distribuito in 30 paesi, ha venduto oltre un milione di copie.
"What the Bleep..." sta lentamente rivoluzionando le coscienze in tutto il mondo!
Come al solito un video vale più di mille parole, per questo ti lascio al video trailer guardalo qui:
http://www.youtube.com/watch?v=1cCek0lGN_Q
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  14:54 | aggiungi commento | commenti presenti [0]





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