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20 Apr 2015
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Come ascoltare veramente in 6 passi
Uno dei bisogni fondamentali dell’essere umano è ascoltare ed essere ascoltati. Molti casi di depressione nascono infatti quando non ci si sente capiti, un po’ per mancanza di tempo, pazienza o capacità di ascoltare.
Quando qualcuno ci ascolta, ci sentiamo accolti e accettati, siamo investiti di fiducia da parte dell’altra persona. Ascoltare con empatia è un’azione molto potente che può fare veramente una grande differenza. E questo è ancora più evidente quando si ha a che fare con persone particolarmente vulnerabili, pensiamo ad esempio a qualcuno che si accinge a fare una visita o un esame medico.

Per comunicare con efficacia è necessario ascoltare. Ascoltare attivamente è il primo passo verso la guarigione. Questi 6 consigli sono pensati in particolare per chi si prende cura delle altre persone, ma sono validi per chiunque voglia migliorare la propria capacità di ascolto e stabilire un contatto più profondo e autentico con gli altri.

1. Se siete in ritardo, avvisate
Aspettare un medico è una delle cose più snervanti e stressanti per un paziente. E se una persona è soggetta all’ansia, questo non la aiuterà di certo a iniziare la visita in modo rilassato.
Se siete in ritardo, fate in modo di avvisare chi vi sta aspettando. È una forma di rispetto e attenzione e significa prendersi cura dell’altra persona ancora prima di vederla.

2. Sorridi
Entrare nella stanza con un sorriso e cercare il contatto diretto con gli occhi dà un senso di fiducia e sicurezza. Che senso ha aggiungere tensione nell’aria con una faccia cupa e preoccupata?

3. Lascia parlare l’altro
Prima di dire qualcosa relativa al problema oggetto della visita o del colloquio, dì alla persona che hai davanti che sei lì per aiutarla. Lascia che sia lei a dirti ciò che succede. Ascolta fino a quando credi sia necessario e quando il tuo interlocutore ha finito di parlare chiedigli: “Ha altro da aggiungere?”.
Non interromperlo prima del tempo per non arrestare bruscamente il suo flusso di pensieri e del discorso.

4. Riformula
Una delle tecniche comunicative più usate è quella della riformulazione. Riformulare significa ripetere quello che l’altro ha appena detto utilizzando le stesse parole, senza giudicare né aggiungere qualcosa di proprio al contenuto. Dire “Lei mi sta dicendo che…”, “Se ho capito bene, ….”, “In altre parole…” dà la conferma all’altra persona di essere ascoltata e compresa e consente di ottenere ancora più apertura e collaborazione dalla stessa.

5. Presta attenzione alle parole
Ogni parola ha il potere di guarire o ferire. Una persona vulnerabile e spaventata è come un bambino nel corpo di un adulto. Evita di usare parole tecniche e complicate, quando non necessarie. Ogni singola parola può avere un impatto molto forte sulla psiche dell’altra persona, anche per tanto tempo. Come scrivo in Tutta un’Altra Vita, attraverso un uso proprio del linguaggio infatti possiamo promuovere nuove neuroconnessioni che danno vita a percezioni, stati d’animo ed azioni nuove: questa è la magia delle parole.
Si dice che nell’antica Cina esistessero due ordini di medici: il primo era formato da coloro che curavano con le erbe, al secondo, molto più potente ed elitario, appartenevano coloro che curavano con la parola. Man mano che modifichiamo il linguaggio, se anche non cambiano i fatti della nostra vita, cambia decisamente la maniera in cui li percepiamo.

6. Fai le domande giuste
Se vuoi ispirare un cambiamento positivo, metti il paziente in grado di scegliere l’azione successiva.
Porre le domande giuste, a seconda della fase del colloquio, stimola l’azione positiva dell’interlocutore.
Le domande aperte, soprattutto all’inizio, lasciano ampia possibilità di risposta e permettono di ampliare e costruire la relazione di fiducia con l’interlocutore.
Le domande chiuse (Quando? Dove? Chi?) prevedono molto spesso una sola risposta limitata e sono da preferirsi quando vogliamo attenerci a fatti oggettivi.
Lucia Giovannini
 
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postato da  Claudio Maffei alle  14:59 | commenti presenti [0]


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