12 Ott 2012
|
Versione stampabile | |
La generosità esiste ancora | |
|
|
Ieri è entrata in negozio una ragazza con tre amiche, futura sposa. Molto timida e di poche parole, ho fatto un pò fatica a capire quale tipo di abito volesse o forse non lo sapeva nemmeno lei. Ho tirato fuori alcuni abiti dall'armadio che mi sembravano adatti alla sua personalità poco appariscente, anche su consiglio delle amiche. Lei approvava o non approvava con il minimo delle parole, forse anche un pò emozionata. Ho pensato che non andassero bene gli abiti, ne ho tirati fuori due tra i più belli e quando ha indossato il primo le si è accesa una luce negli occhi... al secondo uguale, ma il secondo è il pezzo più bello che ho ed ha grande valore affettivo per me perché è incrostato con il pizzo originale con cui si è sposata la mia mamma nel '60. Lo aveva fatto produrre apposta per il suo abito e ne aveva tenuto un pezzo che mi ha regalato per farne un abito, quando finalmente ha accettato l'idea che io aprissi un negozio per spose. La ragazza ha capito che era un pezzo speciale, soprattutto affettivamente. Ha riprovato il primo, si è guardata ed è scoppiata in lacrime dicendo «è lui». Non era una scena da reality, ma vera, con le amiche commosse, io e la sarta che ci guardavamo senza parlare. Fino allora non aveva chiesto prezzi e io non li avevo detti, perché penso che anticiparli possa essere sgarbato, come a voler dire puoi permettertelo o no. A questo punto ho fatto i conti, le piacevano anche le scarpe e il velo che le avevo suggerito. Ho cercato di farle il miglior prezzo possibile, scontando tutto al massimo. Lei mi ha guardato è mi ha detto «è più del doppio del mio budget». Mi sono sentita morire. Ho rivisto i conti, li ho girati e rivoltati per cercare di guadagnare davvero il minimo dei minimi. Non riuscivo a trovare una via d'uscita. L'abito era uno dei più belli, il velo anche, le scarpe fatte a mano. Signore aiutami, questa ragazza non può uscire senza l'abito dei sogni. Le amiche in attesa, lei sul divanetto, io alla scrivania, la sarta con gli occhi bassi. Venga, Elena, non posso farla uscire senza l'abito dei suoi sogni, io arrivo fin qui, le va bene? Lei piangeva, sì, va bene - ha detto abbracciandomi - non ci speravo, sono felice ho appena perso il lavoro, ma il matrimonio era fissato. Ho aperto un prosecco, le ragazze applaudivano, mi pareva di essere in quelle trasmissioni idiote, ma ero felice. Il negozio ha avuto un pezzo di senso oggi.
Cristina Grazie per il suo bel racconto. Da libro «Cuore» commenterà qualcuno. Evviva quel libro, allora, se ancora produce simili frutti. Porterà fortuna al suo negozio, penso, la storia del vestito di Elena. Isabella Bossi Fedrigotti - Corsera |
|
Generale | |
|
|
postato da Claudio Maffei alle 23:22 | commenti presenti [0] |
|