7 Feb 2011
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Riparare il frullatore, camminare. Manuale di ecologia quotidiana | |
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Pensieri forti, consigli semplici, legati alla vita di tutti i giorni. Nel suo ultimo libro («Basta poco», Einaudi) anche il giornalista-scrittore Antonio Galdo parte dalla constatazione che «la crisi ci costringe a cambiare». Ma come? E con quali consapevolezze? Ritorno alla manualità. Secondo il filosofo Remo Bodei dopo l' ubriacatura del consumismo è importante tornare a dare un senso alle cose. Come? Semplice, ribellandosi alla frase preferita dagli addetti dei negozi di elettrodomestici quando chiedi loro di riparare il frullatore: «Se lo scordi, le conviene comprarlo nuovo». «E' questa la logica che ha portato le famiglie americane ai 10 mila dollari di indebitamento - osserva Galdo -. E' ora di imparare a recuperare gli oggetti. E non solo per risparmiare. Anche per vivere meglio. Dare senso alle cose che ci stanno intorno significa dare più senso alla propria vita». Mobilità sana. Una passeggiata ci salverà (smog permettendo). Ovvio che il primo ostacolo da rimuovere per chi vuole adottare uno stile di vita «eco» è l' automobile. La macchina come la concepiamo oggi è destinata a breve a passare dalle strade ai musei. In attesa dell' auto elettrica, non resta che inforcare la bici. O, ancora meglio, camminare. «Questa volta gli americani possono essere d' esempio - segnala Galdo -. A Manhattan quasi l' 80% degli abitanti non usa più l' automobile. Tutti camminano. Noi invece ci muoviamo solo al volante. Basta attraversare il parco di villa Borghese, a Roma, in un giorno feriale. Deserto. E pensare che è il più grande parco urbano d' Europa». Recuperare gli avanzi. A qualcuno torneranno in mente i libricini con cui, in tempo di guerra, si insegnava alle massaie a ingegnarsi e recuperare i cibi avanzati. Sarebbe il caso di recuperarli. «L' alimentazione deve essere biologica per valorizzare il lavoro di chi coltiva senza danneggiare l' ambiente», dice Galdo. Certo, questo comporta una spesa aggiuntiva. Che si può recuperare utilizzando fino all' ultima briciola. E poi meno acqua minerale: «Siamo i terzi consumatori al mondo di naturale e frizzante in bottiglia, secondi solo a Messico e Arabia Saudita: non sarà un po' eccessivo?». Meno quantità, più qualità La globalizzazione è nei fatti. Di certo il sistema economico che si imporrà su tutto il globo terracqueo non potrà essere quello che distingue ora il mondo occidentale: non sarebbe sostenibile per il pianeta. «Bisogna costringere le aziende a farsi carico del cambiamento - incita Galdo -. Bisogna uscire tutti da una logica che ci ha spinto a consumare sempre di più per imparare a scegliere la qualità al posto della quantità. D' altra parte non è il Pil il miglior parametro per misurare la felicità!
Rita Querzè - Corsera |
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postato da Claudio Maffei alle 11:11 | commenti presenti [0] |
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