25 Mar 2008
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Allenare alla vittoria | |
Allenare alla vittoria significa soprattutto allenare se stessi. Il grande
comandamento introdotto da Gesù Cristo è: "Ama il prossimo tuo come te stesso". Dice proprio così: "come te stesso", nè di meno nè di più. Vuol dire che solo chi è capace di amore per se stesso sarà in grado di dare amore alle persone che lo circondano. Chi crede in se stesso crede anche nella propria squadra. Per questo allenare alla vittoria passa attraverso un processo di auto-allenamento. Quando dico queste cose agli studenti, mi viene chiesto: "ma non è che oggi le persone si "gasano" un po' troppo, si vantano, millantano meriti che non hanno? Oggi giorno le persone sembrano pensare troppo a se stesse e poco agli altri. Lo si vede un po' in tutti gli ambienti, con questa mania di esibirsi, di dare spettacolo di se stessi a qualunque costo, nel bene e nel male...". D'altra parte, citando Gesù, mi sento anche obiettare che il cristianesimo ha da sempre raccomandato l'umiltà, piuttosto che l'autostima. Ci troviamo quindi di fronte ad un'apparente contraddizione. Come posso essere umile e amare me stesso? Amare me stesso non è forse in contraddizione con l'amore per il prossimo? In realtà, umiltà e autostima non sono affatto in contraddizione. Direi anzi che sono perfettamente complementari. Chi si vanta troppo in realtà nasconde sempre un'insicurezza interna, la paura di essere giudicato male dagli altri. Se mi preoccupo eccessivamente del giudizio degli altri, significa che, in fondo, sono io il primo a non credere nelle mie capacità. L'arroganza che spesso lamentiamo nasce pertanto da una profonda insicurezza e, in definitiva, da un disamore verso se stessi. L'umiltà è di fatto un lusso che possono permettersi soltanto coloro che credono in se stessi e che si piacciono. Sono le stesse persone che, quando sbagliano, lo ammettono ma sono anche capaci di perdonarsi e di trarre insegnamento dai propri errori. L'adulto non ha bisogno di adulazioni, conosce i propri punti di forza e i propri punti di debolezza e li gestisce al meglio per raggiungere i risultati, a differenza del bambino che dicendo "Guarda, papà, come sono bravo!", cerca in realtà nel proprio genitore quella conferma che non è ancora in grado di dare a se stesso. Ecco perché per essere un buon leader occorre prima di tutto avere una personalità adulta ben sviluppata: un buon livello di autostima, la piena consapevolezza delle proprie doti e delle proprie carenze, la capacità di allenare se stessi alla vittoria... Dalla prossima settimana sarà disponibile il nuovo libro Pensieri, parole, stati d'animo. Ne darò annuncio su questo blog. |
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postato da Claudio Maffei alle 10:21 | commenti presenti [0] |
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