Home | Site map | Contatti  
PENSIERI, PAROLE, STATI D'ANIMO.
Il nuovo libro di Claudio Maffei.
Home Page Claudio Maffei Comuniconline.it Staicomevuoi.it
  Sei in: Home

Relazioni Virtuose


CATEGORIE
 
Generale [ 331 ]


ULTIMI BLOG
 
 




yyARCHIVIO BLOG
 
Archivio completo
 


CERCA
 


ULTIMI COMMENTI
 
Un commento lucido
di : claudio maffei
Un commento lucido
di : Davide De Fabritiis
Diverso da chi
di : iris
Bella la vita!
di : Iris


20 Ott 2009
Versione stampabile  | 
Patch Adams
C’era una volta un malato di mente. Si chiamava Hunter. Già suicida mancato, si era volontariamente fatto ammettere in un istituto di cure psichiatriche, sperando di guarire dalle sue psicopatologie. Nell’istituto trovò molti malati, e alcuni dottori.
Dopo poco tempo capì che dai primi poteva imparare qualcosa, dai secondi no. L’illuminazione gli fu data da un suo compagno degente, che i dottori ritenevano gravemente malato. Questi era un vecchio imprenditore, che aveva fondato una delle imprese più innovative del Paese.
Dopo trent’anni di successi, pareva però che avesse perso il lume della ragione e fu quindi rinchiuso nell’istituto di cura. Qui, il vecchio imprenditore passava il tempo a scrivere formule per i nuovi prodotto e a chiedere a chiunque gli passasse accanto : "Quante dita vedi?", mostrando la mano aperta con quattro dita. Invariabilmente, tutti gli rispondevano :"Quattro". E, invariabilmente il vecchio imprenditore rispondeva : "Sei un altro fesso che non sa vedere nulla".
Un giorno Hunter gli chiese perchè riteneva fessi tutti quelli che, come lui d’altronde, rispondevano che vedevano quattro dita. Il vecchio imprenditore si fermò, fece vedere la mano aperta, sempre con le quattro dita alzate, e disse ad Hunter : "Guarda bene, fino in fondo, e cerca di vedere oltre quello che di sta di fronte al naso. Cosa vedi?". Hunter fissò per qualche minuto la mano. Dapprima vedeva solo quattro dita. Poi, continuando a fissarla, l’immagine delle dita si dilatò, fino ad apparire sdoppiata. Le dita che vedeva, per l’effetto visivo, divennero otto, non più quattro. "Beh, ora che le sto guardando a fondo, mi dà l’effetto di vedere otto dita". "Bravo, rispose il vecchio imprenditore, ora hai capito. A prima vista tutto è uguale, ma se guardi più a fondo, riesci a vedere quello che gli altri non vedono. E adesso dimmi:chi è il matto?".
C’è chi, guardando un punto distante, dove magari c’è un albero, vi descriverà esattamente ciò che vede: "l’albero". C’è chi invece vi risponderà in un altro modo : "Vedo un albero in un prato verde. Un posto fantastico per costruirci una bella casa". Così vede l’imprenditore. Così vedeva il vecchio "malato di mente". E così cominciò a vedere il signor Hunter. Che da quel momento comprese l’importanza del "guardare oltre le apparenze". Iniziò a guardare in modo diverso i medici dell’istituto. Che raccoglievano dati sui pazienti, completavano formulari su formulari, scrivevano diagnosi tecniche.
Ma non riuscivano ad arrivare alle radici del problema. Nè a guarire nessuno. Hunter ci provò. Iniziò a guardare le cose dal punto di vista dei suoi colleghi pazienti, e scoprì che avvicinandosi a loro riusciva, se non a guarirli, perlomeno ad aiutarli. Si appassionò a tal punto che scoprì persino di essere guarito. Preoccuparsi degli altri lo aveva infatti portato a ignorare i suoi problemi, fino al punto da considerarli in maniera completamente diversa. Le ragioni che lo avevano portato al tentativo di suicidio gli apparivano ora del tutto futili, e recuperò non solo la voglia di vivere, ma anche quella di aiutare gli altri. Si fece dimettere dall’istituto, raccogliendo il parere negativo dei medici : "Lei è ancora malato!". A loro rispose: "Scrivetelo ben chiaro e rileggetelo fra un po’ di tempo".
Decise di iscriversi, ormai quasi quarantenne, all’università. Facoltà di medicina. Gli studenti ventenni lo guardavano con una certa diffidenza ma lui non se ne curò più di tanto. Si preoccupò, invece, di sovvertire alcune regole dell’università. Prima fra tutte, quella che impediva di vedere malati prima del terzo anno di studi. Inizio a infiltrarsi nell’ospedale vicino all’università, e a conoscerne i pazienti. Alcuni di questi, gravi, vivevano con ansia la loro malattia, non trovando mai spunti nè per rallegrarsi, nè per sopportare gli effetti negativi delle cure.
Hunter cominciò, prima con dei bambini e poi con gli stessi adulti, una terapia che egli definì "della risata". Cercava di far dimenticare al paziente, almeno in parte, la sua malattia, aiutandolo a trovare nella giornata momenti di allegria o conforto. "I pazienti sono degli esseri umani, non dei "casi clinici" da diagnosticare con freddezza. Chi non capisce questo, non sa che cosa significhi essere un medico. Non bisogna solo diagnosticare o prescrivere, ma anche aiutare il prossimo. Trattandolo prima di tutto come essere umano", sosteneva.
Hunter cominciò a contestare l’intero sistema di cure vigente nell’ospedale. Contestò anche l’incredibile burocrazia che impediva, spesso, di curare per tempo i bisognosi. Iniziò a giocare, di nascosto, con i pazienti. A conoscerne i desideri, a stimolarne l’allegria. Persino con i malati terminali riuscì a ottenere risultati sorprendenti, aiutandoli a vivere al meglio le ultime settimane di vita. I direttori dell’ospedale e dell’università gli si scagliarono contro : "Lei insulta l’Ordine medico. Lei è un buffone, un clown, un pazzo. Lei contravviene a regole che sono state scritte e osservate per cent’anni". Hunter rispose : "No, signori. Io curo i pazienti come se fossero esseri umani".
Iniziò a sognare di fare qualcosa di più. Condivise il suo sogno con altri, e alla fine trovò i finanziatori. Costruì il Gesundheit Institute, nel North Carolina, una clinica specializzata nella cura emotiva e psicologica del paziente. Nella clinica si prescriveva "Humour". Hunter e i suoi colleghi medici si travestivano da gorilla, o da clown, per creare un ambiente migliore. Non c’erano pratiche burocratiche da espletare, e si entrava finchè c’era posto.
L’ingresso era gratuito per tutti, finanziato dal crescente numero di mecenati che, dopo aver visto Hunter all’opera, decisero di contribuire al suo sogno. Nei decenni che seguirono, Hunter Patch Adams, questo il suo nome per intero, curò migliaia e migliaia di malati. La sua opera fu raccontata in un libro, e oggi viene descritta anche in un film, magistralmente interpretato da Robin Williams, intitolato "Patch Adams". Il nome del medico che dimostrò, una volta ancora, che il mondo riuscirà sempre a migliorare fino a che ci sarà qualcuno pronto a farsi flagellare pur di sostenere ciò in cui crede.
 
Generale
postato da  Claudio maffei alle  16:36 | commenti presenti [0]


COMMENTO BLOG


AGGIUNGI COMMENTO
(*) campi obbligatori
autore (*) :
indirizzo email :
url :
 
  grassetto corsivo sottolineato inserisci link inserisci collegamento email centra elenco non ordinato elenco ordinato inserisci immagine testo quotato emoticon smile
 
commento (*) :

html code

ubb code

caratteri massimi : 1000

+
- +
-
caratteri rimanenti :
Ricordati di me :
Codice di verifica:

Per inserire il commento devi digitare le lettere e numeri riportati nell'immagine, rispettando i caratteri maiuscoli/minuscoli.
 
 
 


 
 Copyright © 2005 Comunico sas - P.IVA 01715090039 . Tutti i diritti riservati. Privacy Policy | Cookie Policy