12 Ott 2009
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Il futuro che ci aspetta | |
Sto spesso pensando a che futuro ci aspetta. Più spesso penso a che futuro spetterà ai nostri figli. Inutile dire che esco spesso da questi momenti di riflessione con le idee confuse. A volte depresso. A volte felice. Oggi è domenica e ho qualche ora libera. Mi sono riproposto di fare un minimo di chiarezza. Per quanto difficile e inutile possa sembrarmi. Eccone il frutto. Il futuro, almeno per noi occidentali, sarà o è già diverso da tutto ciò che già conosciamo. Tutto quello che è successo e che sta succedendo indica che il mondo per come lo conosciamo noi, ha messo la freccia e sta svoltando. Tanto per essere chiari partiamo da alcune premesse poco discutibili: La crisi finanziaria, lontana dall’avere esaurito i suoi effetti; I cambi climatici, che oltre ad essere causati da comportamenti umani, sono legati a non-influenzabili nuovi comportamenti solari già evidenziati e comprovati dagli scienziati, I legami delle catene produttive che si sono allungate e che toccano paesi con differenti tradizioni, religioni, istituzioni,in un domino sempre più impossibile da prevedere nei suoi comportamenti. Il picco del petrolio che delimita comunque un passaggio da un era privilegiata ad un’era che non è stata ancora inventata; La strutturalità delle questioni sul tappeto,legate più ad un fondamento quasi filosofico del modo di vivere, come ad esempio il consumo acritico e la convinzione inossidabile che avere di più equivale ad essere più felici. Le dimensioni delle nuove questioni mondiali enormi, che travalicano i confini nazionali e che rendono i singoli governi statali troppo piccoli anche per solo pensare di mitigare gli effetti delle nuove emergenze finanziarie, belliche, climatiche, civili; La reale complessità delle nuove questioni che ancora non ha generato un sistema previsionale attendibile. Per ultima, la convinzione molto umana e direi quasi hollywodiana che se un sistema ha funzionato per un centinaio di anni possa funzionare sempre e che per definizione esistano dei medici che possano fare resuscitare un agonizzante. Un po’ come le storie d’amore con un immancabile lieto fine. Ci sono poi le cattive abitudini che rendono mondo futuro insidioso anziché promettente: 1. Uno sfrenato individualismo; 2. La scarsa e poco diffusa volontà di prendersi responsabilità personali sia che siano materiali, culturali o spirituali; 3. I governi che rispecchiano queste peculiarità dei singoli; 4. La lentezza con cui vengono apportati cambiamenti istituzionali e la scarsa propensione a valutare il medio lungo periodo; 5. La pigrizia mentale, sostanziale generatrice del punto precedente. Le possibili azioni per prepararsi al nuovo : E’ implicito assumere che per uscire (od entrare) in questa nuova era, sia necessario l’uso di una capacità tipica di tutti i grandi uomini e donne che hanno migliorato loro stessi ed il mondo: “ una visione lunga e larga”: Immaginate che il lavoro, la famiglia, lo Stato, la Religione, la Scuola, i trasporti, la catena alimentare non funzionino più come sapevamo. In casi del genere come faremmo a provvedere a noi ed ai nostri cari? Scoprirete presto che la parola più utile è “COOPERAZIONE” Non so dirvi in che modo, ma so dirvi che il futuro passa attraverso questo. Il contemperamento delle necessità individuali e l’accettazione di un personale passo indietro per poterne fare dieci collettivi in avanti. Scoprirete presto anche che questo è abbastanza utopistico sul breve. Troppo poca la pressione che i problemi elencati stanno facendo su tutti noi. Stiamo ancora troppo bene per prendere in considerazione un ridimensionamento dell’ego. Una speranza è quella di identificare e poi mettere ai posti di comando quelle figure che storicamente riescono a fare incontrare gli opposti. Quei leader animati da sogni proiettati oltre la loro esistenza terrena, che chiamano all’azione gli uomini prima che le categorie, le razze, i sessi, i gusti, le classi e le nazionalità in cui ci siamo divisi. Per permettere ciò è quindi necessario uno sforzo dal basso. Di scelta sicuro, ma anche di comportamento. 1. Flessibilità. 2. Permeabilità. 3. Curiosità. 4. Laboriosità. 5. Ottimismo. Ecco mi preparerei così al nuovo che si affaccia. Spingendo più là i limiti che ho in queste abilità Provando e riprovando e mettendomi alla prova ovunque e comunque. Spingerei mio figlio, per quanto possibile, a sviluppare queste capacità. Serviranno più a lui che a me. Non sono garanzie, sono solo il biglietto di entrata al teatro del futuro. Esserne attori, comprimari spettatori o venditori di popcorn sarà un effetto della costanza e della reale preparazione tecnica che saremo capaci di dimostrare da ora in poi. da www.sebastianozanolli.com |
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postato da Claudio Maffei alle 09:38 | commenti presenti [3] |
COMMENTO BLOG |
postato da barbara [ http://barbara-ilblogdibarbara.blogspot.com ] | 30 Ott 2009 alle 11:17 |
E'un manifesto che condivido, quello di Zanolli. Spero anch'io di saper trasmettere a mio figlio il senso compiuto delle parole cooperazione e flessibilità. Me lo auguro. |
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postato da sergio hoffer | 11 Nov 2009 alle 18:42 |
cooperare e creare sempre nuove imprese cooperative è la strada per costruire un mondo migliore; è l'alternativa al capitalismo che tanti danni ha fatto ed è l'alternativa al modello comunista che a nulla ha portato!! Il problema è che le cooperative hanno dei modelli organizzativi che derivano dalle imprese capitalistiche; la vera sfida è creare delle imprese cooperative che dal punto di vista organizzativo esprimano in modo nuovo e più vicino al concetto di cooperazione le potenzialità insite nel mettere insieme e far cooperare delle persone per raggiungere un obiettivo comune. Questo per me che lavoro nel mondo della cooperazione è il sogno di un mondo migliore!!! |
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