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11 Feb 2012
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Non usa mai il congiuntivo. Devo insistere o lascio correre?
Da un bel po' di tempo, il congiuntivo è quasi sempre sostituito dall'indicativo e il condizionale è fantasma. Per capire l'importanza di questi modi verbali bisogna ricordare che ognuno nasce da un'immagine della mente, e ne suscita una. Il congiuntivo indica una possibilità: usarlo (bene) vuole dire distinguere tra ipotesi e realtà, fantasia e concretezza. Con esso si dà forma a emozioni che colorano il pensiero, il modo di comprendere e inventare la realtà. Senza il congiuntivo, ci si limita a un «reale» perlopiù contemporaneo, ma anche futuro, come se il futuro non avesse sorprese, fosse solo un presente un po' più in là. «Sono contenta che tu sia qui». Ci sei e sono contenta. Avresti potuto non esserci. Tu o il destino avete scelto che tu sia qui. «Sono contenta che sei qui»: ci sei, e basta. Quanto al condizionale, indica un evento che può succedere soltanto se si verifichino determinate condizioni. Possederlo significa avere introiettato la relazione causa-effetto: «Se passassi l'esame, andrei in vacanza». È tutto sospeso all'incerto del passar l'esame. «Andrò se passerò l'esame»: è lo stesso concetto, ma appiattito. Manca il dubbio, l'ansia. La struttura profonda del linguaggio, logica e astratta, s'impoverisce a favore dell'esperienza diretta. Sostituito dall'indicativo sta sparendo anche il passato remoto, che indica avvenimenti compiuti, lontani nel tempo. È il fondamento della storia; la sua assenza attualizza tutto, togliendo la prospettiva temporale, rendendo difficile la comprensione delle cause. L'indicativo è più coinvolgente, perché attualizza, ma distoglie dall'esame obiettivo, dalla riflessione emotivamente distaccata. Anche l'uso dei sinonimi è sempre più limitato. Peccato, perché usare le gradazioni dei vocaboli vuole dire esprimere bene, senza ferire la fantasia, quell'antidoto alla noia che si nutre delle differenze.
Federica Mormando, psicoterapeuta
 
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postato da  Claudio Maffei alle  12:50 | commenti presenti [0]


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