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14 Lug 2008
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Neuropanzane
Lo sapevate che dimenticare è un processo di conoscenza? "L'atto del dimenticare è in realtà funzionale al ragionare" ha spiegato il professore Sergio Della Sala che vive ad Edimburgo ma quando torna in Italia per una conferenza ama sorprendere il suo pubblico con uno stile informale e per niente english, ma molto divertente. Inizia indossando una berrettina di lana per dimostrare che ha gli stessi effetti dell'elmetto venduto negli States per duecento dollari: protegge dai rapimenti di alieni. E lui lo dimostra con una battuta. "Vedete? Funziona: non mi hanno rapito" dice dopo averla calzata.
All'università di Edimburgo insegna al corso di laurea in Psicologia, ma gira spesso per conferenze e corsi ed è venuto di recente alla facoltà di Scienze Cognitive di Rovereto dove ha dimostrato che oltre ad essere un bravo scienziato è pure un brillante relatore. Studioso delle patologie legate alla memoria si occupa del rapporto tra comportamento e cervello in particolare di memoria, amnesia e deficit cognitivi causati da lesioni o malattie cerebrali, tipo Alzheimer e ictus. Laurea in medicina e direttore dello Human Cognitive Neuroscience della facoltà scozzese, è anche membro storico del Cicap, il comitato per il controllo sul paranormale. Agli studenti di Rovereto ha cercato di far ordine e chiarezza su aspetti scientifici che hanno alimentato leggende metropolitane dure a morire. False credenze sul cervello che si riproducono e radicano non solo per il sensazionalismo dei media ma anche per gli interessi imprenditoriali che stanno dietro alla comunicazione scientifica, diventando appunto neuromiti. Qualche esempio: è proprio vero che ascoltare i Requiem di Mozart rende più intelligenti? No, solo che la notizia è servita a vendere molta più musica classica. E risponde a verità scientifica che l'emisfero destro sovrintende alla creatività e lavora come un artista hippie mentre il sinistro è simile ad un grigio ragioniere contabile? Niente affatto, spiega il professore, ma la notizia è servita a vendere software per imparare le lingue di notte o sollecitare la nostra parte destra piuttosto che quella sinistra. "Miti sulla mente duri a morire" ha detto Della Sala che è anche specializzato in Neurologia e dottore di ricerca in Psicobiologia.
In una delle aule di Palazzo Fedrigotti dove la facoltà di scienze cognitive ha trovato sede ha sottoposto il folto e attento il pubblico ad alcuni esperimenti. Risultato: crediamo a quanto ci viene detto perché attribuiamo autorità a chi ci parla senza verificare i dati. L'aiuto di un semplice foglio di carta forato gli ha permesso di spiegare con un efficace giochino che il cervello ricostruisce le immagini: non vede ciò che osserva, ma "ricorda". E' inoltre stato osservato che prestiamo attenzione a pochissime cose e siamo selettivi e che quel che vediamo, lo guardiamo pure male: due terzi degli errori giudiziari sono dovuti a testimonianze oculari sbagliate. "La memoria non è una scatola chiusa che conserva i dati in maniera perfetta. Ma la più bella panzana - dice Della Sala - è che noi usiamo solo il 10% del cervello. In realtà tutto deriva da una frase di William James il quale aveva osservato alcune persone che usano solo il 10% del cervello". Ben diverso, davvero.
Il professor Della Sala ha lavorato in molte università da Berkeley (California) a Cambridge e alla University of Western Australia di Perth, prima di arrivare ad Edimbrugo dopo dieci anni di ‘full professor' in Neuropsicologia ad Aberdeen in Gran Bretagna. Quello che si dice...un cervello in fuga. Ma questa non è una panzana, è la realtà scientifica italiana (purtroppo). Il professore però se la ride e al termine delle sue brillanti e divertenti conferenze si diverte a farsi prendere a palle di carta per dare al pubblico la soddisfazione di sfogarsi una volta per tutte sui neuroscienziati, sulle neuroscienze e sulle...neuropanzane.
 
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postato da  Claudio Maffei alle  10:06 | commenti presenti [0]


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