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3 Apr 2007
Richard Bandler a Milano
Il tuo cervello è un autobus.
Puoi decidere di salire a bordo, timbrare il biglietto, sederti tra i passeggeri e fare il viaggio lasciandoti trasportare. O puoi decidere di salire in testa alla vettura, sederti al posto di guida, afferrare il volante e condurlo dove vuoi alla velocità che vuoi.

Se impariamo a guidare la nostra mente, se scegliamo di controllare i suoi processi, diventiamo persone libere. Siamo liberi di eliminare i condizionamenti, i pensieri e le idee che ci limitano. Liberi di scegliere come guardare il mondo. Liberi di vivere felici perché troviamo nuovi modi di sentire le cose che ci accadono. Liberi di eliminare i processi mentali inutili che ci hanno affossato finora come la rabbia, la depressione, la paura, l’angoscia.
Possiamo insegnare alla mente nuovi modi per pensare e possiamo controllare, attraverso tecniche precise e molto allenamento, i meccanismi di funzionamento del nostro cervello, in modo fargli fare quello che vogliamo.


Richard Bandler, il co-creatore, con John Grinder, della programmazione neurolinguistica (PNL), è considerato oggi uno dei più grandi geni al mondo. Da 35 anni si occupa della mente umana e dello sviluppo personale. Ha scoperto e continua a sviluppare tecniche, schemi e metodologie che, lavorando sul funzionamento del cervello e sugli stati d’animo, aiutano le persone a pensare in modo diverso, a cambiare le abitudini e quindi a cambiare la loro vita. La PNL, infatti, studia le procedure per strutturare e cambiare il modo in cui il nostro cervello rappresenta le esperienze attraverso la neurologia, cioè i collegamenti elettrici e gli scambi chimici: l’obiettivo è migliorare la nostra vita, risolvere i problemi che ci limitano e comunicare meglio con noi stessi e gli altri.

I corsi di Richard Bandler sono vere e proprie tempeste di aneddoti e storie delle sue esperienze professionali e umane: mentre parla rimani incantato, quasi ipnotizzato, dalla sua capacità di coinvolgere il pubblico e mantenere viva l’attenzione. Otto ore con gli occhi incollati su di lui e le orecchie tese a cogliere ogni parola senza renderti conto che il tempo passa. Le decine di episodi che racconta hanno l’obiettivo di mostrare come puoi cambiare la tua vita con la PNL, e mentre parla applica il cambiamento su di te. Infatti la sua comunicazione, il suo linguaggio, agiscono sempre su due livelli: uno si rivolge alla parte conscia, l’altro a quella inconscia. Con le sue storie, col suo modo affascinante e divertente di raccontarle solletica la parte conscia e razionale distraendola, tenendola occupata, e intanto parla alla parte inconscia e più profonda delle persone per potenziarne le abilità e spingerle al cambiamento. Mentre ti parla ti chiede di cambiare.

Il mio amico Alessio Roberti con la sua organizzazione NLP Italy ( www.PNL.Info ) è riuscito a far venire Richard Bandler a Milano dal 18 al 20 maggio prossimi. Sarà, come di consueto, un evento imperdibile!
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  16:15 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



28 Mar 2007
SSSSSSS LUNGA

Hanno aperto una nuova SSSSSSSS lunga vicino a casa mia.
Vivo a Milano in un quartiere costellato di ex fabbriche che è diventato di moda.
Anzi ora che, dopo trent’anni di auge la moda di Milano sta tramontando, ci faranno pure la città della moda.
Si sussurra da tempo che sarà nella vecchia Ansaldo.
E’ stata una gara negli ultimi anni a chi ristrutturava meglio.
La Riva & Calzoni e diventata un museo della fondazione Arnaldo Pomodoro.
La ex Ferrochina Bisleri ospita agenzie di pubblicità.
E tanti atelier d’avaguardia hanno voluto qui le show room.
La ex fabbrica del surrogato di caffe Frank ospita Armani che si si è fatto fare il teatro da Tadao Ando.
I grandi fotografi lavorano al Superstudio nelle ex botteghe artigiane.
Architetti e designer si sono affollati a trasformare in loft gli spazi industriali e riqualificare le bellissime case popolari di Via Solari.
La Slunga è arrivata qui con il suo scatolone standard per le periferie delle città e mi ha lasciato la bocca amara.
Ci sono andato stasera all’imbrunire per vedere la novità.
Nel parcheggio regolava il traffico un gruppo di ragazzi immigrati, tutti belli e gentilissimi (devono avere fatto un casting).
Tutto pulitissimo ed illuminato, due piani! Salgo le slunghissime rampe per salire al primo piano e trovo gastronomia… e pescheria... e basta …
Ma come, qui c’era la possibilità di sperimentare, di cambiare!
Questo è un quartiere vivissimo e ricco, non siamo a Quarto Oggiaro (senza offesa ai quartoggiaresi).
Potevano dire all’architetto che questo punto vendita era in città! Potevano almeno evitare le finestre di alluminio.
E con tutto questo spazio cosa dire dell’eterna mancanza di sedie o panchine !
E dove è il bar o il ristorante o almeno la caffetteria, che ormai in tutti i paesi civili ospita i clienti che fanno una pausa.
Neanche uno specchio per guardarsi, come ci svelò Paco Underhill nella sua famosa analisi dei punti vendita!
Io mi aspettavo l’innovazione da nonno Caprotti.
Negli anni sessanta ci aveva stupito con la sua lungimiranza.
Primo fra tutti, nei settanta aveva pesantemente investito nell’informatica.
Negli anni ottanta, primo al mondo, sperimentava gli scanner ottici in viale Cassala a un paio di chilometri da qui.
Fu anche il primo ad introdurre e proteggere i prodotti tipici, con le famose settimane regionali e tantissimi prodotti di prestigio.
Tutto dimenticato nella logica opportunistica del category management.
Negli USA tutti invidiano e cercano di copiare, il successo mostruoso della qualità e degli assortimenti di Whole Food Market.
Le abitazioni che stanno nei paraggi aumentano addirittura di valore.
Ma noi chi aspettiamo? Che arrivi Tesco con i suoi the del pomeriggio?
Stiamo aspettando Wal Mart con i suoi sacchettoni da due libbre di patatine fritte?
Per me il signor Caprotti, quello che ha costruito il primo distributore moderno italiano, questo posto non l’ha neanche visto.
E’ solo uno dei tanti Zuper che la sua azienda apre qua e là.
Almeno così mi piace pensare.
Speriamo che arrivi una nuova generazione di imprenditori e di manager con le palle.
Anzi no, spero che arrivi una generazione di manager e imprenditori di sesso femminile, forse è l’ultima speranza di cambiare veramente qualcosa.
 
Generale
postato da  Marcello Cividini alle  15:41 | aggiungi commento | commenti presenti [1]



15 Mar 2007
PNL è Libertà
Perché le persone diventano infelici? Perché hanno paura? Perché dubitano di loro stesse? Perché si odiano le une con le altre? Perché si stressano? Perché le persone si sentono soverchiate? Sole? Ferite? Perché certe persone vivono di privazioni? Perché altre sono prive della capacità di relazionarsi con gli altri? Perché è così difficile stare con certe persone? Perché si devono attraversare momenti difficili?
La risposta a queste domande è: perché siamo nati, siamo diventati grandi e abbiamo imparato a pensare e ad agire in certi modi particolari……….
………. Il modo in cui ci comportiamo, sia dentro la nostra mente, sia nel mondo reale, determina il modo in cui viviamo in questo mondo.
Quando lasciamo che sia il mondo a controllare il modo in cui ci comportiamo, siamo alla mercé della fortuna, della sventura e delle circostanze. Quando assumiamo il controllo dei nostri comportamenti, allora siamo noi ad azionare il nostro cervello, a fare uso della nostra intelligenza e a trarre il meglio dalle circostanze.
Tratto da PNL è Libertà, il nuovo libro di Richard Bandler e Owen Fitzpatrick.
Secondo Bandler, siamo noi stessi a causare i nostri problemi e purtroppo, spesso non siamo neppure consapevoli di come facciamo a complicarci la vita e a renderci infelici.
Questa inconsapevolezza nasce dal fatto che ogni persona possiede degli schemi d’abitudine, costruiti con gli anni e quindi automatici, che limitano i nostri pensieri, i nostri comportamenti e le nostre azioni.
Questi schemi inconsci sono le catene con cui noi stessi ci imprigioniamo.
Il segreto sta nell’evitare di liberarsi da queste abitudini col ragionamento cosciente. Infatti, uno dei motivi per cui la psicologia non riesce a risolvere i problemi delle persone è perché si focalizza soprattutto sul voler capire, voler analizzare le motivazioni del perché una persona pensa e agisce in una determinata maniera.
È invece necessario e fondamentale, secondo l’opinione di Richard Bandler, saper influenzare la propria mente inconscia. Nessun cambiamento può avvenire se non impariamo a radicare la nuova abitudine nel nostro inconscio.
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  18:52 | aggiungi commento | commenti presenti [2]



8 Mar 2007
www.scriveredonna.it
Forse oggi la scrittura è donna.
Ricchezza di emozioni. Intuito. Capacità di capire i processi, le sequenze, prima ancora di aver padroneggiato i contenuti. E allo stesso tempo precisione, profondità, connessioni di causa ed effetto. E, ancora, comprensione dell’esperienza altrui. Sintonia.
Scriveredonna - oggi un blog, domani, chissà, un libro, un convegno, un tour mondiale! - racconta di donne che scrivono, per lavoro o per passione, e che qui si interrogano sul loro rapporto con il mondo, gli affetti, le idee e le esperienze: una relazione resa possibile, o resa più potente, dalla scrittura.
Parlerà di letteratura e giornalismo, di biografie e marketing, di tecnologia e favole, di lingue e culture del mondo…
Debutta oggi, 8 marzo, a quasi un secolo da quell’incendio nell’industria tessile di New York in cui persero la vita 129 donne, e da cui tutto cominciò.
Le associazioni femministe fecero di questa tragedia l’emblema dei maltrattamenti – fisici e morali – che le donne subivano, ma anche il punto di partenza del proprio riscatto.
Nel secondo dopoguerra l’UDI, Unione Donne Italiane, scelse la mimosa - profumatissima e impalpabile, povera e selvatica – come simbolo delle donne e del loro vivere e combattere insieme.
Oggi al giallo si affianca il rosa. “Think pink” è un modo di essere nel mondo: una formula – spesso magica! - che privilegia l’armonia, il benessere, la gioia di vivere.
www.scriveredonna.it
 
Generale
postato da  Sandra alle  11:08 | aggiungi commento | commenti presenti [2]



3 Mar 2007
Intelligenza emotiva per manager di successo
Quali sono i fattori che portano una persona ad avere successo?
Di fronte a questa domanda forse in cima metteremmo:intelligenza vivace, carriera scolastica brillante, competenze professionali, classe sociale abbiente, fisico avvenente e qualche circostanza favorevole.
Tutto vero, ma non basta.
Pensiamo a una persona intelligente, brillante, competente, ma anche arrogante, irascibile, incapace di trattare con gli altri e di gestire le proprie emozioni. Non è sicuro che avrà successo, sono necessarie altre caratteristiche, quelle che Daniel Goleman definisce come “intelligenza emotiva”.
L’intelligenza emotiva si fonda da un lato su competenze personali, legate al modo in cui controlliamo noi stessi, ci motiviamo e continuiamo a perseguire un obiettivo nonostante le frustrazioni, gestiamo i nostri stati d'animo.
Dall’altro lato, si fonda su competenze relazionali, legate al modo in cui gestiamo le relazioni con gli altri. Tra queste, merita un’attenzione speciale l’empatia.
Essere empatici significa far risuonare dentro di sé i sentimenti degli altri come se fossero i propri. È l'accettazione incondizionata degli stati d'animo così come vengono offerti nella relazione.
Non possiamo discutere o negoziare il modo in cui gli altri provano un'emozione: possiamo discutere o disapprovare i comportamenti, ma non le emozioni sottostanti. Nell'essere empatici, accanto alla condivisione dei sentimenti, c'è anche la valorizzazione degli altri, che si manifesta nel credere nelle persone, nel mettere in risalto e potenziare le loro abilità, nel sostenere la loro autonomia, nel rispettare le loro diversità individuali, etniche e ideologiche, nell'utilizzare le differenze come opportunità al di là di ogni pregiudizio.
La vera missione di un manager è sviluppare e gestire talenti, applicare quei talenti a tutto ciò che l’azienda fa, per il bene dei clienti, per creare partnership e profitto.
Di tutto ciò si è discusso ieri con Alessandro Lucchini ( www.magiadellascrittura.it ) Paolo Iabichino e ottanta direttori e presidenti di banche!
( Si, banche, avete capito bene! ;-) ).
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  18:20 | aggiungi commento | commenti presenti [2]



1 Mar 2007
Sono un cliente affabile
Mi considero un cliente affabile. Tutti mi conoscono. Sono quello che non si lamenta mai, indipendentemente dalla qualità del servizio che ricevo.
Se vado al ristorante rimango tranquillamente seduto mentre i camerieri chiacchierano tra loro, senza preoccuparsi se qualcuno è venuto a prendere l’ordinazione. Accade che clienti entrati dopo di me vengano serviti prima, ma naturalmente non protesto. Continuo ad aspettare.
Se entro in un negozio non sono mai esigente. Voglio mostrarmi sempre rispettoso verso gli altri. Se il negoziante mi guarda male perché perdo troppo tempo a esaminare i vari articoli prima di decidere l’acquisto, mantengo sempre la correttezza, perché non ritengo che la scortesia sia la risposta adeguata.
Tempo fa mi fermai ad un distributore di benzina e attesi quasi cinque minuti prima che l’addetto mi servisse. Fece traboccare la benzina dal serbatoio e mi pulì il vetro con uno straccio unto. Forse mi lamentai del servizio? Naturalmente no.
Non attacco mai, non discuto, non critico. Mai e poi mai farei una scenata come ho visto fare ad altri in tanti luoghi pubblici. Ritengo che comportarsi in modo diverso dal mio sia arroganza.
Io sono il cliente affabile, ma desidero che sappiate che sono anche un’altra cosa:
Sono il cliente che non ritorna una seconda volta!
 
Generale
postato da  Claudio alle  17:55 | aggiungi commento | commenti presenti [2]



20 Feb 2007
La giornata della lentezza
Lentamente l’albero
si copre di foglie.
Lentamente matura il vino.
Lentamente si volta la pagina
del libro che si ama.
Le ore si fanno giorni, i giorni anni,
gli anni vita.
La lentezza diventa il segreto
di un mondo nuovo, attento
ai grandi valori.

E se l’arte del vivere con lentezza la facessimo durare tutto l’anno?
Bruno Cortigiani fondatore dell’associazione Vivere con Lentezza ( www.vivereconlentezza.it )
dice “Esiste un’Italia bellissima e spontanea, fatta di piccoli, che vogliono cambiare in meglio, vivere più lenti, forse essere più felici. Un sabato pomeriggio di due anni fa, al bar con amici, ho visto un gruppo di persone camminare tranquillamente lungo il Ticino. Si può fare ovunque, anche se non c’è il Ticino. Da lì, l’idea di rallentare, un bisogno diffuso”.
I manager zen ( www.managerzen.it ) hanno aderito in massa.
Io anche. Chi mi conosce sa che almeno da quindici anni, invito a rallentare.
E voi? Eccovi alcuni consigli:
1. Svegliatevi 5 minuti prima del solito per farvi la barba, truccarvi o fare colazione senza fretta.
2. Se siete in coda nel traffico o al supermercato, evitate di arrabbiarvi. Usate quel tempo per programmare mentalmente la serata o scambiare due chiacchiere con chi vi è vicino.
3. Scrivete sms senza abbreviazioni e magari cominciando con “caro” o “cara”.
4. Quando è possibile evitate di fare cose contemporaneamente: rischiate di diventare imprecisi e approssimativi.
5. Non riempite l’agenda di appuntamenti. Imparate, anzi, a dire qualche no e avere così salutari momenti di vuoto.
6. Fate una camminata soli o in compagnia, invece di incolonnarvi in auto per raggiungere la solita trattoria fuori porta.
7. La sera leggete e non fate continuamente zapping davanti alla tv.
8. Evitate qualche viaggio nei week-end o durante i ponti e gustatevi la vostra città.
9. Se avete 20 giorni di ferie dedicatene 15 alle vacanze e utilizzatene 5 come decompressione pre o post vacanza.
10. Smettere ti ripetere “non ho tempo”: continuare a farlo non vi farà certo sentire più importanti.
La fretta è l’antitesi della velocità. Chi va di fretta non va veloce, se uno invece rallenta e si ferma a pensare, quando deve correre, corre. Il bisogno di fermarsi esiste se è vero che l’unico marchio italiano che si è affermato negli ultimi anni ed è stato esportato con successo è quello di Slow Food ( www.slowfood.it ).

 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  11:22 | aggiungi commento | commenti presenti [5]



10 Feb 2007
Splendida Felicità
Lentamente muore chi non sa riconoscere la vita come dono e conseguentemente non sa utilizzarla per il raggiungimento della felicità.
Così trascorrono i giorni, sembrano pieni, ma poi ti volti e sono vuoti; ai tanti perché non trovi risposte e ti interroghi sugli anni che passano eppure non c’è altra spiegazione che essere venuti al mondo per vivere intensamente e pienamente, e non per morire lentamente.
Dunque la felicità va cercata in ciò che sei e in ciò che vuoi, non in ciò che fai: nell’intimità tua più profonda sia essa il tuo cuore o la tua coscienza o la tua mente, lì troverai la risposta, perché lì, uomo, sei solo con te stesso e non ti puoi mentire: quello che ascolterai è la verità che ti viene rivelata, non nasconderla, non sconfessarla, non aver paura a viverla e avrai imboccato la strada per la felicità!

Lentamente muore chi diventa schiavo dell'abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi non parla a chi non conosce. Muore lentamente chi evita una passione, chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

Lentamente muore chi non capovolge il tavolo, chi è infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

Lentamente muore chi non viaggia, chi non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso. Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

Evitiamo la morte a piccole dosi, ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.


Pablo Neruda
 
Generale
postato da  sandra alle  16:56 | aggiungi commento | commenti presenti [3]



8 Feb 2007
da Ansa 8 febbraio


IL NEW YORK TIMES FRA 5 ANNI SOLO SU INTERNET?
ROMA - L'editore del New York Times, uno dei più prestigiosi quotidiani del mondo, non è sicuro che fra cinque anni il suo giornale sarà ancora stampato, a causa della sfida posta da internet, ma ha detto di non preoccuparsene affatto. In un'intervista al quotidiano israeliano Haaretz, pubblicata oggi, Arthur Sulzberger - presidente del gruppo editoriale - spiega quali sono le prospettive del Nyt, che da quattro anni registra bilanci in rosso (la settimana scorsa, il gruppo ha dichiarato una perdita di 570 milioni di dollari causata da una sua testata, il Boston Globe).

"Non so davvero se fra cinque anni stamperemo ancora il Times e volete sapere una cosa? Neanche me ne importa", ha detto Sulzberger. La cosa fondamentale, ha spiegato, è concentrarsi su quale sia il modo migliore per governare la transizione dalla carta stampata a Internet. "Internet è un posto meraviglioso e su questo terreno noi siamo davanti a tutti", ha detto l'editore forte del raddoppio dei lettori del sito web del Nyt, salito al milione e mezzo di visitatori al giorno, contro l'1,1 milioni di abbonati all'edizione cartacea.

Sulzberger ha spiegato che il Nyt ha imboccato la strada al termine della quale il gruppo prenderà la decisione di non far più uscire il quotidiano stampato. E' un processo che ha portato di recente, ad esempio, a fondere i desk redazionali del giornale stampato e di quello online. E' anche un processo, ha spiegato Sulzberger - che deve fare i conti con le resistenze professionali, con la sfida della raccolta pubblicitaria e con le conseguenti pressioni degli inserzionisti, con la concorrenza dell'informazione capillare, incontrollabile, globale e gratuita dei blog, dell'adeguamento alle sempre nuove piattaforme tecnologiche su cui vengono veicolate le notizie.

 
Generale
postato da  luca cattoi alle  12:30 | aggiungi commento | commenti presenti [1]



1 Feb 2007
una storia vera



Un giorno, quando Milton Erickson era un ragazzo, un cavallo sconfinò nella proprietà della sua famiglia. Il cavallo non aveva alcun segno di identificazione e nessuno sembrava sapere a chi appartenesse. Nonostante questo, il giovane Erickson decise di provare comunque a restituirlo ai suoi legittimi proprietari. Salì in groppa al cavallo e si diresse sulla strada. Lasciò decidere all’animale in che direzione andare. Di tanto in tanto il cavallo si allontanava dalla strada o si fermava a brucare l’erba in un prato. Solo in queste occasioni Milton Erickson interveniva riportandolo delicatamente sulla strada.
Alla fine il cavallo arrivò sull’aia di una proprietà distante parecchie miglia e si fermò.
Il proprietario uscì, riconobbe il cavallo, ringraziò Erickson per averglielo riportato e gli disse:”Come hai fatto a sapere che era nostro e che viveva qui?”.
Erickson gli rispose: “Io non lo sapevo, ma lui si. Mi è bastato metterlo sulla strada”.

 
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postato da  claudio alle  17:36 | aggiungi commento | commenti presenti [1]





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