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4 Giu 2010
Intervista su Myliferadio
La mia amica Debora Conti coach e trainer di PNL e autrice di splendidi libri, l’ultimo dei quali, “Ascolta i Grilli e scendi dall’Ottovolante” è un vero manuale di sopravvivenza emotiva, mi ha intervistato per Myliferadio. Chi vuole può ascoltare l’intervista cliccando qua sotto.
Buon ascolto!

http://www.myliferadio.it/index.php?tag=Claudio_Maffei
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  18:28 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



20 Mag 2010
Gambe tagliate ai piccoli editori

L' Italia è uno degli ultimi Paesi d' Europa in fatto di lettura. Ci lamentiamo che i giovani non leggono, che molti, troppi dipendono per la loro formazione e informazione solo dalla televisione ormai quasi del tutto omologata. Ma che facciamo per favorire la lettura? Una delle ultime mosse del governo è stata la promulgazione di un decreto (del 30 marzo 2010, pochi giorni prima della Pasqua) che elimina le tariffe postali agevolate per l' editoria. Il decreto ha causato di fatto, come lamentano gli editori, «un aumento del 700% nei costi di spedizione». Un favore fatto alle Poste? E per quali ragioni? Il decreto danneggia soprattutto le piccole case editrici che sopravvivono senza incentivi statali, che «scommettono sulle librerie e i lettori e diffondono cultura, pluralità di opinioni e di sapere», come è scritto in una lettera di protesta firmata da più di trecento piccoli editori e spedita al ministro dello Sviluppo economico e al ministro dell' Economia. Ormai i tagli stanno diventando selvaggi e indiscriminati, facilmente giustificati dalla mancanza di soldi. Ma contemporaneamente ci arrivano all' orecchio notizie di spese altrettanto indiscriminate, ci arrivano notizie di corruzioni diffuse, sprechi indicibili e incapacità di controllare le entrate del fisco. Possibile che i tagli debbano sempre andare a senso unico? In attesa di una legge seria a sostegno delle case editrici, cosa si vuole fare? Fiaccare quella rete di artigianato editoriale che si sta diffondendo con forza indipendente per tutto il Paese? Intanto tagliamo loro le gambe togliendo di mezzo uno dei pochi aiuti indiretti che avevano e poi vedremo. È questo il ragionamento miope di chi ha in uggia ogni pensiero indipendente, ogni esperimento di parola? Ora spedire un libro - a una biblioteca, a un venditore, a una libreria, a un cliente - costa molto di più e tale costo incide sulle spese come non era mai successo prima. Le grandi case editrici hanno le loro reti di distribuzione, per cui non saranno toccate che in parte, ma tutti quegli impresari di cultura che spesso lanciano i nuovi scrittori, che cercano di riempire i vuoti delle province più periferiche, che portano avanti progetti culturali dal basso, vengono puniti e messi a tacere con un decreto che li colpisce nella libertà di movimento. Certo ci sono anche i piccoli editori furbi che mettono su una piccola stamperia per speculare sulle diffusissime ambizioni dei tanti poeti e romanzieri disposti a pagare migliaia di euro per farsi stampare un libro che poi non circolerà, e finirà buttato nella carta straccia. Ma a parte i pochi furbi senza scrupoli ci sono tantissimi editori coraggiosi che rischiano continuamente il collo per scoprire nuovi talenti, per riempire quei buchi che i grandi editori evitano: l' editoria specializzata, i libri di studio, di approfondimento, di analisi che certamente si rivolgono a un pubblico ridotto ma importantissimo per la crescita del Paese. Sono questi che si vogliono scoraggiare? A favore di cosa? Della grande industria del libro? O di chi ha paura della circolazione delle idee?
Dacia Maraini per Corriere della Sera.

Il sito Relazioni Virtuose ha deciso di farsi carico dell'aumento delle tariffe postali lasciando invariati i costi di spedizione.
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  10:20 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



10 Mag 2010
Essere giovani
La gioventù non è un periodo della vita, è uno stato d’animo; non è una questione di guance rosee, labbra rosse e ginocchia agili; è un fatto di volontà, forza di fantasia. Vigore di emozioni: è la freschezza delle sorgenti profonde della vita.
Gioventù significa istintivo dominio del coraggio sulla paura, del desiderio di avventura sull’amore per gli agi.
E spesso se ne trova di più in un uomo di sessant’anni che in un giovane di venti.
Nessuno invecchia semplicemente perché gli anni passano. Si invecchia quando si tradiscono i propri ideali.
Gli anni possono far venire le rughe alla pelle, ma la rinuncia agli entusiasmi riempie di rughe l’anima.
Le preoccupazioni, la paura, la sfiducia in se stessi fanno mancare il cuore e piombare lo spirito nella polvere.
A sessant’anni o a sedici, c’è sempre nel cuore di ogni essere umano il desiderio di essere meravigliati, l’immancabile infantile curiosità di sapere cosa succederà ancora, la gioia di partecipare al grande gioco della vita.
Al centro del vostro cuore e del mio cuore c’è una stazione del telegrafo senza fili:
finché riceverà messaggi di bellezza, speranza, gioia, coraggio e forza dagli uomini e dall’infinito, resterete giovani.
Quando le antenne riceventi sono abbassate, il vostro spirito è coperto dalla neve del cinismo e dal ghiaccio del pessimismo, allora siete vecchi, anche a vent’anni: ma finché le vostre antenne saranno alzate, per captare le onde dell’ottimismo, c’è speranza che possiate morire giovani a ottant’anni.
Samuel Ullman
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  17:57 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



1 Mag 2010
Scatman John
John Paul Larkin - noto come Scatman John (1942–1999) è stato un cantante statunitense di musica scat/jazz/pop/techno.
Una grave forma di balbuzie lo afflisse fin da quando iniziò a parlare e provocò profondi traumi emotivi nella sua infanzia.
A dodici anni Larkin iniziò a imparare a suonare il pianoforte mentre due anni più tardi l'ascolto di Ella Fitzgerald e Louis Armstrong gli fecero nascere l'interesse per la musica scat.
La musica permetteva finalmente a John di esprimersi. Nel 1996 dichiarò: "Suonare il pianoforte mi dava modo di parlare, mi nascondevo dietro il pianoforte per la paura di parlare."
Larkin divenne un pianista di jazz professionista. Cominciò anche a fare pesante uso di alcol e di droghe, ma quando il suo amico Joe Farrell, anche lui tossicodipendente, morì, decise di cambiare il suo modo di vivere e ci riuscì grazie anche all’aiuto di Judy, sua moglie.
Durante un suo spettacolo provò a cantare una canzone e l’ovazione del pubblico lo convinse a proseguire su quella strada. Scelse così il nome d’arte di Scatman John e registrò il suo primo singolo, Scatman (Ski Ba Bop Ba Dop Bop), una canzone che aveva l'obiettivo di convincere i bambini balbuzienti a superare la loro difficoltà di relazione con gli altri.
Fu un successo mondiale: nel 1995, a cinquantadue anni, Larkin divenne una star internazionale.
Scatman raccontò: "Quando una volta salii sul palco, in Spagna, i bambini cominciarono a urlare per cinque minuti di fila e io non potei iniziare a cantare".
Nella sua carriera Scatman John ha ricevuto 14 dischi d'oro e 18 di platino. In Giappone era così celebre che i negozi di giocattoli vendevano bambolotti con le sue fattezze e la sua immagine appariva in molte schede telefoniche e sulle lattine di Coca-Cola.
Nel 1999, Scatman John fece uscire il suo terzo e ultimo album, Take Your Time, ma già dall’anno prima era in lotta con un cancro al polmone, la malattia che lo avrebbe portato alla morte. Larkin continuò a lavorare nonostante il consiglio di ridurre il carico di impegni per curare meglio la propria salute.
Durante il periodo della malattia mantenne un atteggiamento positivo.
Un giorno dichiarò: "Qualunque cosa Dio vuole per me va bene...Ho avuto una bella vita. Ho provato la bellezza ".
John Paul Larkin morì serenamente nel tardo pomeriggio del 3 dicembre 1999 nella sua casa di Los Angeles.
In un'intervista del 1996 Larkin aveva detto: "Io spero che i bambini, mentre ascoltano le mie canzoni o ci ballano sopra, sentano che la vita non è tutta così brutta. Anche solo per un minuto".
Di Scatman John, oltre alla sua musica, ci piace l’atteggiamento positivo, l’allegria, l’essere riuscito a superare problemi e momenti difficili e la voglia di trasmettere agli altri la sua forza e la sua gioia di vivere.
Ma adesso è il momento di lasciare spazio alla musica è alla voce di Scatman John.
Puoi ascoltarlo cliccando sui seguenti link:

Scatman (Ski-Ba-Bop-Ba-Dop-Bop)
http://www.youtube.com/watch?v=fEVUKofgNrU

Scatman's World
http://www.youtube.com/watch?v=yOtJqAlrjio


Everybody Jam!
http://www.youtube.com/watch?v=4VaJVDHRpvA


Un grazie a Renato de Rosa
FREE MIND Tecniche e corsi per combattere condizionamenti e barriere mentali con il gioco, il divertimento ed il sorriso

 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  11:22 | aggiungi commento | commenti presenti [1]



18 Apr 2010
Un bicchiere di latte
Un giorno, un ragazzo in difficoltà economiche che vendeva prodotti porta a porta per pagarsi gli studi all’università, si trovò in tasca soltanto una moneta da 10 cents, e aveva una gran fame.
Decise che avrebbe chiesto qualcosa da mangiare nella prossima casa. Ma i suoi nervi lo tradirono quando gli aprì la porta una donna stupenda.
Al posto di qualcosa da mangiare chiese soltanto un bicchiere d’acqua.
Lei pensò che il giovane gli sembrava più affamato che assetato, e dunque gli portò un bel bicchiere di latte.
Lui lo bevve piano, e poi le chiese:
- Quanto le devo?-
- Non mi devi niente – rispose lei - mia madre ci ha insegnato che dobbiamo essere sempre caritatevoli con coloro che hanno bisogno di noi.
E lui rispose... Allora, la ringrazio di cuore!
Quando Howard Kelly andò via da quella casa, non solo si sentì più sollevato, ma anche la sua fede in Dio e negli uomini era diventata più forte. Era stato sul punto di arrendersi e di lasciare gli studi a causa delle sue difficoltà economiche.
Qualche anno dopo la donna si ammalò gravemente di cuore.
I medici del paese erano preoccupati. Alla fine, la inviarono presso un centro della vicina città. Chiamarono il Dottor Howard Kelly per un consulto. Quando lui sentì il nome del paese da dove proveniva la paziente, sentì negli occhi una luce particolare e provò una gradevole sensazione.
Immediatamente il Dottor Kelly salì dalla hall dell’ospedale fino alla stanza di lei, e vestito con il suo camice da dottore, entrò a visitarla. Scherzi della vita, era proprio lei, la riconobbe subito.
Ritornò nel suo studio medico determinato a fare tutto il possibile per salvarle la vita. Da quel giorno seguì quel caso con attenzione molto particolare. Lei subì un’operazione a cuore aperto, che riuscì perfettamente e lentamente cominciò il periodo del recupero.
Dopo una lunga lotta, lei vinse la battaglia! Era finalmente guarita!
Giacché la paziente era fuori pericolo, il Dott. Kelly chiese all’ufficio amministrativo dell’ospedale che gli inviassero la fattura con il totale delle spese, per apporre la sua approvazione. La controllò e la firmò. Inoltre scrisse qualcosa sui margini della fattura e la inviò alla stanza della paziente.
La fattura arrivò alla stanza della paziente, ma lei aveva paura di aprirla, perché sapeva che avrebbe dovuto lavorare per il resto della sua vita per pagare il conto di un intervento così complicato.
Quando la aprì, qualcosa attirò la sua attenzione; sui margini della fattura lesse queste parole.
Pagata completamente anni fa con un bicchiere di latte.
Firmato Dottor Howard Kelly

I suoi occhi si riempirono di lacrime di gioia, e il suo cuore fu felice, e benedisse il dottore per averle ridato la vita.
Non dubitare mai, perché raccogli sempre quello che semini.

Pare che esista una legge secondo cui ciascuno riceve quello che ha dato. È una bella legge, se la rispettiamo!

 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  16:18 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



7 Apr 2010
Le relazioni allungano la vita
Dalla rubrica Buongiorno di Massimo Gramellini su La Stampa di oggi: "La scienza ci ha allungato la vita e ora cerca di riempircela come può. I giapponesi hanno brevettato un orsetto di peluche per anziani soli, con una telecamera nel naso che spia la depressione del padrone e prova ad alleviargliela con gesti programmati per sembrare spontanei. Se il padrone è triste, l'orsetto gli fa ciao con la zampa. Se il padrone piange, l'orsetto gli porge un fazzoletto".
Conclude Gramellini: "L'anziano da orsetto è tale proprio perché non ha più voglia di relazionarsi con gli altri. Il mondo di fuori gli interessa poco. E' concentrato sui propri ricordi e sulla propria decadenza fisica di cui tiene una contabilità costante e spietata. Non coniuga i verbi al futuro ed è questa attitudine a renderlo anziano: non l'età, non gli acciacchi, ma il rifiuto di aprirsi al nuovo.
L'importante è che la morte mi colga vivo, ebbe a dire quel delizioso umorista di Marcello Marchesi".
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  08:52 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



1 Apr 2010
Buona Pasqua! Ma perchè le uova?

L'uovo rappresenta la Pasqua nel mondo intero: c'è quello dipinto, intagliato, di cioccolato, di terracotta e di carta pesta. Ma mentre le uova di cartone o di cioccolato sono di origine recente, quelle vere, colorate o dorate hanno un'origine radicata nel lontano passato.

Le uova, infatti, forse per la loro forma e sostanza molto particolare, hanno sempre rivestito un ruolo unico, quello del simbolo della vita in sé, ma anche del mistero, quasi della sacralità. Già al tempo del paganesimo in alcune credenze, il Cielo e la Terra erano ritenuti due metà dello stesso uovo, e le uova erano il simbolo del ritorno della vita.
Gli uccelli infatti si preparavano il nido e lo utilizzavano per le uova: a quel punto tutti sapevano che l'inverno ed il freddo erano ormai passati.

I Greci, i Cinesi ed i Persiani se li scambiavano come dono per le feste Primaverili, così come nell'antico Egitto le uova decorate erano scambiate all'equinozio di primavera, data di inizio del "nuovo anno", quando ancora l'anno si basava sulle le stagioni.
L'uovo era visto come simbolo di fertilità e quasi magia, a causa dell'allora inspiegabile nascita di un essere vivente da un oggetto così particolare.
Le uova venivano pertanto considerate oggetti dai poteri speciali, ed erano interrate sotto le fondamenta degli edifici per tenere lontano il male, portate in grembo dalle donne in stato interessante per scoprire il sesso del nascituro e le spose vi passavano sopra prima di entrare nella loro nuova casa.
Le uova, associate alla primavera per secoli, con l'avvento del Cristianesimo divennero simbolo della rinascita non della natura ma dell'uomo stesso, della resurrezione del Cristo: come un pulcino esce dell'uovo, oggetto a prima vista inerte, Cristo uscì vivo dalla sua tomba.

Nella simbologia, le uova colorate con colori brillanti rappresentano i colori della primavera e la luce del sole. Quelle colorate di rosso scuro sono invece simbolo del sangue del Cristo.
L'usanza di donare uova decorate con elementi preziosi va molto indietro nel tempo e già nei libri contabili di Edoardo I di Inghilterra risulta segnata una spesa per 450 uova rivestite d'oro e decorate da donare come regalo di Pasqua.
Ma le uova più famose furono indubbiamente quelle di un maestro orafo, Peter Carl Fabergé, che nel 1883 ricevette dallo zar Alessandro, la commissione per la creazione di un dono speciale per la zarina Maria.
Il primo Fabergé fu un uovo di platino smaltato bianco che si apriva per rivelare un uovo d'oro che a sua volta conteneva un piccolo pulcino d'oro ed una miniatura della corona imperiale.
Gli zar ne furono così entusiasti che ordinarono a Fabergé di preparare tutta una serie di uova da donare tutti gli anni.
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  09:34 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



19 Mar 2010
Per tutti i papà (e anche per le mamme)
“Immaginate di svegliarvi un giorno in una terra popolata quasi interamente da giganti. Dapprima sareste senza dubbio terrorizzati: tutto quel rumore e la sgradevole sensazione di impotenza che accompagna ogni vostra caduta rimarrebbero con voi per tutta la vita. Dopo un po’ di tempo, tuttavia, molti di quei giganti comincerebbero a sembrarvi buoni e vi rendereste conto che uno di loro, in particolare, dimostra un certo interesse per la vostra sicurezza e il vostro benessere.

Immaginate poi che un giorno, apparentemente senza motivo, il gigante di cui avete imparato ad avere una fiducia assoluta cominci a gridarvi contro, a minacciarvi, addirittura a colpirvi. Come potreste mai sentirvi ancora sicuri in una terra popolata da tali esseri? Ci devono ben essere delle leggi in questa terra o delle regole da imparare per poter sopravvivere…

Un giorno incontrate altri esseri piccoli come voi: sembrano uguali a voi, e in loro compagnia, vi sentite subito sicuri. Alcuni sostengono di conoscere bene le leggi di quella terra e ve le spiegano. Mettendo insieme le conoscenze che avete acquisito dall’osservazione dei giganti e ascoltando i loro insegnamenti provenienti da quelle voci rimbombanti simili a quelle di un dio, cominciate a capire che cosa dovete fare o non fare per non correre pericoli.

Fai quello che ti viene chiesto. E’ più facile andare avanti se obbedisci. Non piangere. Non alzare le mani. Studia. Trovati un lavoro. Fai quello che ti viene chiesto. Sposati. Fai dei figli che ti sostengano nella vecchiaia. Fai quello che ti viene chiesto.

La lista si fa più lunga mano a mano che il vostro corpo, un tempo minuscolo, si fa più grande (accresciuto, senza dubbio, dal cibo speciale prodotto nella terra dei giganti) finché, un bel giorno, improvvisamente, vi rendete conto che di giganti non ce ne sono più.

Poi, un altro giorno, vi svegliate e vedete un esserino minuscolo che alza lo sguardo verso di voi: si è svegliato anche lui in una terra di giganti. E, poiché lo amate, cominciate a insegnargli tutto quello che avete imparato su come sopravvivere in questa terra.

E così, il ciclo continua…”
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  16:08 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



10 Mar 2010
Come non essere d'accordo?
Avrei bisogno anche io di un «decreto interpretativo» che mi chiarisse, finalmente, perché ho sempre pagato le tasse. Perché passo con il verde e mi fermo con il rosso. Perché pago di tasca mia viaggi, case, automobili, alberghi. Perché non ho un corista vaticano di fiducia che mi fornisca il listino aggiornato delle mignotte o dei mignotti. Perché se un tribunale mi convoca (ai giornalisti capita) non ho legittimi impedimenti da opporre. Perché pago un garage per metterci la macchina invece di lasciarla sul marciapiede in divieto di sosta come la metà dei miei vicini di casa. Perché considero ovvio rilasciare fattura se nei negozi devo insistere per avere la ricevuta fiscale. Perché devo spiegare a chi mi chiede sbalordito «ma le serve la ricevuta?» che non è che serva a me, serve alla legge. Perché non ho mai dovuto condonare un fico secco. Perché non ho mai avuto capitali all' estero. Perché non ho un sottobanco, non ho sottofondi, non ho sottintesi, e se mi intercettano il peggio che possono dire è che sparo cazzate al telefono. Io - insieme a qualche altro milione di italiani - sono l' incarnazione di un' anomalia. Rappresento l' inspiegabile. Dunque avrei bisogno di un decreto interpretativo ad personam che chiarisse perché sono così imbecille da credere ancora nelle leggi e nello Stato.
Michele Serra - Repubblica 7 marzo 2010
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  09:41 | aggiungi commento | commenti presenti [0]



1 Mar 2010
Ma Internet danneggia le relazioni?
Il mio amico Damiano Gornati, riguardo al post precedente, mi scrive:

“Tutto vero e condivisibile, ma sta emergendo un problema da non sottovalutare: una scuola superiore mi ha chiamato a tenere corsi di comunicazione agli studenti dell'ultimo anno, perchè non riescono più a parlare in pubblico e durante le interrogazioni vanno in crisi... Si stanno disabituando alle relazioni umane reali.”

“Io parlare in pubblico? Nemmeno se mi ammazzi!!” mi sono sentito dire per tutta la vita.
Un modo di dire certamente iperbolico e provocatorio, ma a pensarci bene nemmeno troppo. Secondo recenti statistiche infatti, la paura di parlare in pubblico è una delle primissime fra quelle che affliggono la popolazione mondiale, e precederebbe addirittura la paura di morire. Ne consegue, sempre un po’ provocatoriamente, che, ad un ipotetico funerale, molti preferirebbero trovarsi nella parte del defunto che non in quella dell’amico o del conoscente che legge l’orazione funebre!
Tutto sembra partire dall’infanzia, quando ci siamo trovati in una situazione di esposizione ad un pubblico, in cui abbiamo provato un’emozione negativa: potrebbe essere stato quando abbiamo dovuto, recitare la poesia di Natale davanti ai parenti, e magari con i genitori che ci dicevano che non l’avremmo mai detta bene come il cugino Filippo; oppure potrebbe essere stato il momento in cui dei compagni di asilo ci hanno derisi perchè non sapevamo giocare bene o quello in cui ad un’interrogazione abbiamo balbettato e con la coda dell’occhio vedevamo l’immancabile secchione primo della classe che, al primo banco, ci guardava con aria di superiorità.
Insomma, il condizionamento può essere avvenuto in mille momenti e in mille modi diversi, quello che conta è superarlo. E si puo’!
Una delle più grandi trappole a cui conduce spesso la paura di parlare in pubblico è quella della rinuncia. Si teme di provare le stesse emozioni che un tempo ci fecero stare così male e allora si evita di esporsi, di dire la propria.
Durante un mio corso di public speaking, ricordo un uomo di mezza età che, durante una pausa, si confidò con me. Esternandomi ammirazione, mi confessò di essere un brillante uomo d’azienda la cui carriera era stata però drasticamente limitata dalla paura di esprimere le proprie idee in pubblico. Aveva tenuto, per anni, una condotta permanentemente rinunciataria ed il risultato era stato che gran parte delle sue potenzialità di crescita e guadagno rimasero inespresse.
La rinuncia a volte diventa un’arte, spesso infallibile.
Secondo alcune testimonianze esistono persone che, terrorizzate dalla sola idea di parlare in pubblico, sono diventate geniali nell’escogitare le soluzioni più strampalate, ma spesso efficaci, per evitare di rimanere coinvolte in una riunione, convegno o conferenza che sia, per cui dopo anni trascorsi all’interno di aziende od organizzazioni e dopo aver sempre evitato di parlare in pubblico, riescono ancora a mascherare la loro paura.
Ma dove può portare questo tipo di atteggiamento?
Tutti noi siamo necessariamente sottoposti a situazioni di public speaking, a partire da quando andiamo a scuola e siamo interrogati oppure in mezzo agli amici quando raccontiamo una barzelletta. Nel mondo di oggi, più competitivo, queste capacità sono richieste, oserei dire indispensabili, non solo ad un avvocato o ad uno speaker, ma anche ad un semplice impiegato spesso alle prese con riunioni e corsi di formazione.
Le persone che hanno maggiori difficoltà a parlare in pubblico sono ovviamente i timidi, o quelli che si considerano tali. Tremano, spesso balbettano, sudano, hanno le mani bagnate, la gola secca e parlano con un filo di voce. Spesso arrossiscono o impallidiscono. Pallore e rossore dipendono dal temperamento di ciascuno, ma entrambi sono imbarazzanti quando non si vuole far capire che si è timidi! Non bisogna permettere che la timidezza diventi cronica, perché potrebbe impedire di vivere del tutto la vita. Tanto più che è un ostacolo che si può superare.
Fateci caso: quando vi appassionate a un argomento o a un progetto, subito dimenticate di essere timidi, vi infervorate e vi trovate a dire e a fare cose di cui non vi sareste mai creduti capaci. Tra gli artisti e gli uomini politici si contano non pochi timidi che hanno saputo vincere la propria timidezza, che hanno imparato a parlare in pubblico, a reggere lo sguardo degli altri e anche a sbagliare. Spesso la timidezza è segno di perfezionismo: si vorrebbe fare le cose troppo bene e si ha paura di non riuscirci.
E allora, ragazzi, un semplice consiglio per incominciare.
Prendete lezioni di dizione, fate teatro, yoga, training autogeno. Fate le baby-sitter. Stando con i bambini si impara a parlare con sicurezza e autorevolezza.
In famiglia, rispondete al telefono, aprite la porta ai visitatori, rivolgete la parola allo zio burbero di cui avete un po' paura. In classe, alzate la mano almeno una volta al giorno, rivolgete la parola alla ragazza che vi intimidisce, alla fine della lezione andate a parlare con il professore di una materia che vi appassiona e…state con gli amici!
Amici in carne ed ossa però.

Avere quasi solo amici "conosciuti" su internet è gravissimo perché può provocare un senso di vuoto interiore, di tristezza, di svogliatezza, di superficialità, a volte anche nervosismo ingiustificato con le persone "vere" perché ci si disabitua a comunicare verbalmente con persone in carne ed ossa a causa del distacco parziale dalla realtà. Le amicizie di internet sono a "basso costo", basta un click e se vanno. Inoltre non hanno quasi nulla dell'enorme complessità dei rapporti umani.

Però, secondo gli scienziati del Pew Internet and American Life Project, internet fa bene all'amicizia.
Prendendo in esame circa 3500 persone, hanno dimostrato che il 72% degli intervistati che usa internet, era andato a trovare un parente o un amico il giorno prima di essere intervistato, mentre solo il 61% di chi non lo usa, lo aveva fatto.
La chiave di lettura, secondo me, è che grazie a internet ci si può mettere d’accordo per vedersi di persona più frequentemente e facilmente rispetto ai normali mezzi.


D’altra parte il cento per cento del mio lavoro deriva da contatti sul web o per e-mail.
Dopo il primo contatto, però, mostro la mia faccia e il corso lo vado a fare di persona!

Come sempre io non criminalizzerei il mezzo, ma l’uso che se ne fa.
 
Generale
postato da  Claudio Maffei alle  12:28 | aggiungi commento | commenti presenti [2]





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